Superata anche la semi-pausa estiva (pur nella perdurante pandemia), riprendiamo con una panoramica di aggiornamenti vari dalla scena psichedelica internazionale. A partire proprio da uno studio sulla salute mentale a fronte di uno stress acuto e continuato come l’attuale. Secondo le risultanze di una ricerca, condotta presso il Centre for Psychedelic Research dell’Imperial College londinese e pubblicati su Frontiers in Psychiatry, gli psichedelici sembrano aiutarci ad accettare simili situazioni poco gradevoli.
Come sintetizza il coordinatore della ricerca, Richard Zeifman: «Questi risultati evidenziano che uno degli effetti positivi della terapia psichedelica è quello di aiutare i soggetti a non evitare e anzi ad accettare con maggior apertura le proprie emozioni, pensieri e ricordi, anche nel caso in cui tali esperienze possano rivelarsi stressanti a breve termine». Grazie ad annunci online, i ricercatori hanno raggiunto 104 individui che prevedevano di assumere in proprio sostanze allucinogene e altri 254 che stavano per partecipare ad analoghe cerimonie collettive. Entrambi i gruppi hanno compilato questionari per stabilire il livello personale di depressione, tendenza a evitare emozioni negative e presenza di pensieri suicidi, una settimana prima e quattro settimane dopo l’uso di tali sostanze (funghetti, Lsd, ayahuasca).
D’altronde vari rilanci e aneddoti sui social media confermano un certo incremento nell’uso casuale in questo periodo: visto che si può uscire poco e la socialità pubblica è quasi azzerata, pare una buona occasione il rinnovamento e la ricerca interiore. Gli stessi ricercatori raccomandano però prudenza sugli esiti dell’indagine, mancando i gruppi di controllo o altri parametri tipici dei test clinici. Si tratta comunque di un ulteriore tassello scientifico per la migliore comprensione dei meccanismi operativi delle terapie psichedeliche, soprattutto rispetto agli effetti a lungo termine sulla salute mentale in casi di forte stress psicologico.
Intanto un altro test clinico si è concentrato sulle potenzialità dell’Lsd in dosi ridotte come analgesico. Nel riportarne i risultati incoraggianti, la Beckley Foundation specifica che 24 volontari sani hanno ricevuto una dose di 5, 10 e 20 microgrammi di allucinogeno (circa un decimo di quella normale) più il placebo di controllo in varie sedute. Soprattutto con dosi di 20µg, i soggetti hanno riportato una significativa resistenza all’acqua fredda (3°C) e la diminuzione dei livelli soggettivi di dolore e fastidio. Dati limitati ma importanti perché ribadiscono l’efficacia delle microdosi (sostanzialmente prive di effetti psicotropi) anche nella terapia anti-dolorifica, in aggiunta agli effetti positivi già confermati sull’umore, la creatività e le funzioni cognitive. Un altro esito promettente per le ulteriori indagini scientifiche in corso sotto l’egida della stessa Beckley Foundation.
C’è poi chi già lavora a terapie psichedeliche di prossima generazione: è il caso della startup Mind Medicine Inc., impegnata nello sviluppo di un composto chimico che combina Lsd e Mdma per il trattamento di certi disturbi mentali. Avviando l’iter procedurale per ottenere il nulla-osta della Fda (Food & Drug Administration) statunitense, il prossimo gennaio l’azienda di New York lancerà i primi test clinici per stabilire l’innocuità del preparato. A questa prima fase sperimentale, a doppio cieco e con placebo di controllo, parteciperanno 24 volontari sani allo University Hospital di Basilea, sotto la direzione del Dr. Matthias Liechti, uno dei maggiori ricercatori mondiali in campo psicofarmacologico.
Da segnalare infine due notizie poco allegre sul fronte proibizionista Usa, in netta controtendenza rispetto alle recenti aperture sulla depenalizzazione locale di alcune piante-medicina. Un 28enne di Denver, Colorado, rischia 20 anni di carcere dopo la perquisizione della notoria Dea (Drug Enforcement Administration) per aver venduto quantità minime di funghetti magici. Ciò nonostante il referendum di 15 mesi fa che di fatto ne garantisce l’uso e possesso personale. È questa la conclusione delle indagini avviate quasi un anno fa dalle autorità federali, che hanno così deciso di “dare un esempio” per ricordare a tutti che, al di là di certe modifiche locali, sul territorio nazionale vige pur sempre la war on drugs.
Analoga l’incursione della polizia federale qualche giorno giorni fa a Oakland, California: la sede della Zide Door Church of Entheogenic Plants è stata chiusa dopo una brutale perquisizione, con i vigili del fuoco a scardinare varie casseforti, e il relativo sequestro di 200.000 dollari in contanti, della cannabis e diversi funghi psicotropi, usati nelle cerimonie private. Nota come “cannabis church,” l’estate scorsa la Zide Door ha aggiunto i funghetti (e tolto la cannabis per via dell’emergenza Covid-19) nei suoi rituali, dopo che il consiglio comunale aveva approvato all’unanimità la risoluzione che di fatto depenalizza la coltivazione e l’uso personale degli psichedelici naturali, riprendendo lo stesso approccio di “bassa priorità” per le forze dell’ordine già passato a Denver e poi a Santa Cruz, sempre in California.
Mentre per la polizia si stratta di un dispensario che vende funghetti (pratica illegale), per il fondatore Dave Hodge questa è una “chiesa” a tutti gli effetti, citando anche l’area grigia relativa alla tutela della “libertà di religione”, tesi legale usata con risultati alterni nelle corti federali e statali a fronte delle restrizioni federali sulle droghe. Un ulteriore, preoccupante atto intimidatorio, che si spera non finisca per inficiare le tendenze anti-proibizioniste degli ultimi tempi e, per estensione, la ricerca scientifica sugli psichedelici.
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Questo articolo fa parte della rubrica Psichedelia Oggi.
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Bernardo Parrella è giornalista freelance, traduttore e attivista, da tempo residente in Usa e coinvolto in svariati progetti italiani e internazionali. Ha curato l’ebook Rinascimento Psichedelico. La riscoperta degli allucinogeni dalle neuroscienze alla Silicon Valley (2018). @berny