Funghetti Psilocybe

Psilocibina tra attivismo, ricerca e Covid

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Nonostante l’attuale crisi a seguito del Covid-19, prosegue negli Stati Uniti il percorso di depenalizzazione della psilocibina e dei “funghetti magici”. Dopo Denver, Oakland e Santa Cruz, ora la parola passa agli elettori dell’Oregon, primo Stato a spingersi oltre l’ambito cittadino. È ormai in dirittura d’arrivo la raccolta-firme per includere ufficialmente il quesito referendario nella tornata elettorale di novembre (sempre che tutto proceda come previsto in tal senso). In questo caso si tratta di avviare le procedure per consentire ai terapeuti autorizzati di ricorrere a questi enteogeni nelle sessioni con i loro pazienti.

Secondo i vari sondaggi, inizialmente il 47% degli elettori erano a favore della campagna lanciata dalla Oregon Psilocybin Society, cifra che saliva al 64% una volta chiariti i dettagli del testo proposto, con il 54% pronto ad appoggiarne la depenalizzazione totale. L’emergenza Covid-19 ha invece bloccato la raccolta-firme per un analogo referendum in California, se ne riparlerà l’anno prossimo. Analogo rallentamento, ma solo temporaneo, per la Fase 3 della psicoterapia coadiuvata da Mdma attualmente condotta sotto l’egida della Multidisciplinary Association for Psychedelic Studies.

Sull’abbrivio di queste spinte medico-legislative, vanno ampliandosi le prospettive anche a livello imprenditoriale. Lo conferma, fra le altre, l’attività di Silo Wellness, startup giamaicana ma operativa proprio in Oregon per informazione e attivismo: nel dicembre scorso ha messo a punto il primo spray nasale a base di estratti dai funghi magici (del tutto legali in Giamaica) offerto tramite microdosi controllate. Il progetto parte da Mike Arnold, già impegnato con legislatori e produttori nel percorso per la legalizzazione della cannabis in Oregon e Washington, e ora deciso a replicarne il processo legislativo per la psilocibina.

L’idea poggia su una pratica, quella dell’assunzione di microdosi psicoattive, che negli ultimi anni si è andata diffondendo a macchia d’olio ed è da tempo nota agli addetti – soprattutto rispetto ai funghi del genere Psilocybe, con apposite linee-guida e annessi questionari proposti dal Dr. James Fadiman, autore nel 2011 di quello che è ormai divenuto un classico del settore The Psychedelic Explorer’s Guide.

Secondo svariate ricerche mediche, in piccole dosi la psilocibina stimola i recettori cerebrali per poi potenzialmente “ricalibrare l’intero cervello”, procurando benefìci medici, spirituali e terapeutici – evitando al contempo la potenza e la durata del “trip” completo, non certo consigliabile o adatto a tutti. Né mancano i test clinici in corso a confermarne gli effetti positivi per chi è affetto da ansia, depressione, disturbo post traumatico da stress e altre comuni disfunzioni mentali.

Preparando il terreno futuro, la stessa azienda ha poi aperto le iscrizioni per un ritiro gratuito basato sulla psicoterapia coadiuvata dalla psilocibina, dedicato soprattutto a operatori sanitari in prima linea sul fronte Covid-19. Previsto per il prossimo febbraio, questo è solo uno dei “magic mushroom retreat” che la struttura propone dal 2018 come supporto terapeutico per i reduci di guerra, per chi ha subìto trauma violenti e/o è affetto dal Dpts. Un quadro dalle buone promesse anche perché recentemente la Fda (Food & Drug Administration) ha nuovamente designato come “Breakthrough Therapy” i test con questa sostanza per il trattamento della depressione resistente ai comuni psicofarmaci.

Proprio rispetto alle strategie della Fda nel contesto delle terapie post-pandemia, potrebbero esserci ulteriori sviluppi. Il Los Angeles Times stima infatti che il 20-25% degli operatori sanitari oggi in prima linea riveleranno i sintomi del Dtps, percentuale simile a quelle dei reduci di guerra. Motivo per cui qualche settimana fa il Dr. Morgan Campbell, psichiatra del Wisconsin, ha suggerito di accordare l’approvazione temporanea e urgente per l’uso di Mdma, Lsd e psilocibina nel trattamento del trauma mentale ed emotivo dovuto all’emergenza del coronavirus, ovviamente sotto diretto controllo medico.

Sottolineando come la Fda abbia già dato semaforo verde per la somministrazione di hydroxychloroquine, “potrebbe fare lo stesso per le terapie relative al Dtps, ambito in cui queste sostanze psichedeliche da anni si sono rivelate sicure ed efficaci”. Intanto la canadese Field Trip Wellness offre sessioni virtuali (gratuite per gli operatori sanitari, 190 dollari per gli altri) di “psychedelic breathwork”, pur se in realtà non è prevista alcuna sostanza psicotropa.

Nel pieno di una crisi sanitaria senza precedenti prima di tutto negli Stati Uniti (esasperata dal perdurante caos politico-amministrativo), giocoforza la comunità psichedelica si affida al virtuale. Continuando però a lavorare alacremente sul campo spingendo l’antiproibizionismo e la ricerca scientifica. Sarà una combinazione vincente?

(Foto: Marijuana Moment)

Questo articolo fa parte della rubrica settimanale Psichedelia Oggi.

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Bernardo Parrella Bernardo Parrella è giornalista freelance, traduttore e attivista, da tempo residente in Usa e coinvolto in svariati progetti italiani e internazionali. Ha curato l’ebook Rinascimento Psichedelico. La riscoperta degli allucinogeni dalle neuroscienze alla Silicon Valley (2018). @berny


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