Un week end per la cannabis: “Legalizziamola!”

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Banchetti in piazza. Da oggi a domenica i Radicali e l’associazione Luca Coscioni si mobilitano in decine di città, per raccogliere le 12mila firme mancanti e poter presentare la proposta di legge di iniziativa popolare per la legalizzazione. “Bisogna sostituire la cannabis legale alla cannabis mafiosa”.

Tre giorni per raccogliere le 12mila firme mancanti (38mila sono già arrivate), e poter presentare così la proposta di legge di iniziativa popolare per la legalizzazione della cannabis. Siamo al rush finale per la campagna “Legalizziamo!”, con i Radicali e l’associazione Luca Coscioni che da oggi a domenica organizzano i Last legalizziamo days”, mobilitazione straordinaria con tavoli di raccolta firme in decine di città italiane. Fra queste Bari, Bergamo, Bologna, Carpi, Ferrara, Genova, Gorizia, Lamezia Terme, Milano, Modena, Palermo, Pesaro, Pistoia, Prato, Ravenna, Reggio Emilia, Rimini, Roma, Salerno, Torino, Trento e Verbania. Ma l’elenco si sta allungando di ora in ora – tutte le info su www.legalizziamo.it – per cercare di tagliare il traguardo.

La campagna per la legge di iniziativa popolare per la legalizzazione della cannabis, e la decriminalizzazione dell’uso personale di tutte le sostanze, è promossa in collaborazione con Possibile, A Buon Diritto, Coalizione italiana per le libertà civili e democratiche, Forum Droghe, Antigone, La PianTiamo, Società della Ragione, e decine di grow shop/canapai italiani.

Fra chi ha già firmato, anche i sindaci Luigi De Magistris, Chiara Appendino e Federico Pizzarotti, il presidente piemontese Sergio Chiamparino, i parlamentari Giuseppe Civati, Daniele Farina, Roberto Giachetti, Andrea Maestri ed Eleonora Bechis, e personalità della politica, della cultura, dello spettacolo e del giornalismo: tra questi Roberto Saviano, Ilaria Cucchi, Giulia Innocenzi, Emma Bonino, Mina Welby, Ascanio Celestini, Piotta e Sergio Staino.

Fra i punti principali della proposta di legge di iniziativa popolare ci sono l’autocoltivazione libera fino a cinque piante; la possibilità di associazione in “’cannabis social club”; la coltivazione a fini commerciali previa comunicazione all’autorità; la tracciabilità del prodotto (provenienza e livello del principio attivo Thc); la lontananza dalle scuole, il divieto di pubblicità, e la tassazione. “La discussione parlamentare sulla legalizzazione si è arenata – osservano il segretario dei Radicali, Riccardo Magi, e Marco Cappato dell’associazione Coscioni – ma il paese è più maturo, ai nostri tavoli non firmano solo i ventenni ma soprattutto i loro genitori e anche i nonni.

Legalizzare trova d’accordo anche istituzioni come la Direzione nazionale antimafia, magistrati come Raffaele Cantone, e sindacati di polizia come il Siulp, che toccano con mano i danni del proibizionismo e del fallimento della lotta alla droga”. Chiude Pippo Civati: “Bisogna sostituire la cannabis legale alla cannabis mafiosa”.

Articolo di Riccardo Chiari su Il Manifesto

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