Traffico di sostanze, le rotte africane

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Sta cambiando radicalmente la logistica dei trafficanti internazionali di sostanze stupefacenti, che continuano ad utilizzare l’Africa occidentale come porta d’ingresso per l’Europa attraverso il mar Mediterraneo e i Balcani ma che nel corso degli anni hanno modificato le modalità di trasporto delle sostanze.

L’Africa occidentale è oggi uno degli hub principali per il traffico di cannabis, in particolare di prodotti lavorati come l’hashish: nel 2021 sono state sequestrate 57 tonnellate di cannabis, compreso un macro sequestro di 17 tonnellate in un colpo solo fatto in Niger. Nella risoluzione 2541 del 2020 del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite si afferma che la rotta transcontinentale della cannabis oggi attraversa il Sahel, dove i gruppi armati – anche islamisti – si legano ai narcotrafficanti della sub-regione del Sahel. Secondo un’intervista fatta da Rfi ad Amado Philip de Andrés, direttore regionale UNODC (l’Ufficio delle Nazioni Unite contro la droga e la criminalità) il legame è oggi ancora più stretto e le realtà terrorismo e narcotraffico, in Africa occidentale e nel Sahel, sono oggi definite “fluide”.

Ancor più grossa la fetta di mercato della cocaina, che in Africa va sempre di più probabilmente per l’aumento del benessere delle classi medie. Dal 2008 i narcotrafficanti sudamericani di cocaina reindirizzano regolarmente parte della produzione verso l’Africa occidentale: se da un lato è vero che in questo modo il prodotto rallenta la sua corsa verso il consumatore dall’altro però aumenta sia la quantità di prodotto che la certezza che questo raggiunga la destinazione finale. Una destinazione che non è più solo l’Europa: i narcotrafficanti hanno infatti scoperto, spesso prima delle multinazionali occidentali e sicuramente molto prima dei governi occidentali, che in paesi come Senegal, Ghana e Capo Verde, e in generale in molti paesi costieri africani, esiste una classe media sempre più grande e sempre più benestante destinata a diventare la futura base di consumatori di sostanze, se già non lo è oggi. E infatti, una fetta tra il 10 e il 17% del traffico attuale di cocaina in quelle zone è destinato principalmente al mercato locale africano. 10 anni fa erano questa fetta era grande la metà.

I trafficanti sanno aspettare. Secondo i dati dell’UNODC la quantità di cocaina sequestrata nel continente è decuplicata tra il 2015 e il 2019, passando da 1,2 a 12,9 tonnellate. Sempre l’UNODC afferma che solo nel 2021 tra Senegal, Capo Verde, Benin, Gambia, Guinea-Bissau e Costa d’Avorio sono state sequestrate 47 tonnellate di cocaina, “una cifra che potrebbe essere necessario moltiplicare per 20 o più per avere un’idea dei volumi effettivi in ​​transito tra l’America Latina e l’Africa occidentale” ha detto de Andrés a Rfi: “Tra il 7% e il 10% del traffico è aereo, ma la maggior parte transita in barca”. I numeri premiano la pazienza.

Nel 2008 i narcotrafficanti utilizzavano, per il trasporto transatlantico della cocaina, principalmente sottomarini fabbricati in Sud America, mezzi anche molto costosi ma con capacità limitate di trasporto e resistenza alla rotta atlantica. Dal 2019 invece usano invece pescherecci dhow modificati e adattati per il trasporto di cocaina fino a una tonnellata, anche una tonnellata e mezza, per ogni viaggio.


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