Lunedì 5 luglio un tribunale egiziano ha chiesto il parere religioso del gran mufti dell’Egitto in merito alle condanne a morte preliminari emesse contro 10 persone per reati inerenti al traffico di droga. Il parere religioso del mufti non è vincolante, ma secondo il codice di procedura penale del Paese è una procedura necessaria prima di emettere una condanna a morte.
La Corte ha fissato al 7 settembre la data del verdetto finale.
Il caso giudiziario vede coinvolti 7 cittadini pakistani, un iraniano e due egiziani, condannati per aver tentato di contrabbandare oltre 2 tonnellate di eroina a bordo di una nave attraverso il Mar Rosso. Le autorità di sicurezza egiziane hanno arrestato i membri della banda, che si trovavano su una barca a vela nelle acque territoriali egiziane sul Mar Rosso. L’eroina era nascosta all’interno di un magazzino segreto nello scafo della nave, secondo le autorità di sicurezza.
L’Egitto impone un proibizionismo severo contro il traffico di droga, con pene che si estendono fino alla pena di morte se l’imputato viene riconosciuto colpevole di contrabbando di stupefacenti nel Paese.
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