Domani la Corte costituzionale dovrà decidere dell’ammissiblità di otto referendum, tra cui quello sulla cannabis: i promotori dei quesiti eutanasia e cannabis, che hanno animato un’estate di partecipazione popolare, ricordano che l’occasione è storica, “far rivivere la lettera e lo spirito della Carta su cui si fonda le Repubblica”.
Lo ricordano Marco Cappato, Tesoriere dell’Associazione Luca Coscioni, e Marco Perduca, presidente del Comitato Cannabis Legale, che ricordano che sono ben pochi i principi costituzionali che prevedono l’inammissibilità di un referendum: “La Costituzione parla chiaro: sono inammissibili ritagli normativi che riguardino leggi tributarie o di bilancio, amnistia o indulto e leggi che autorizzano trattati internazionali. I quesiti sull’articolo 579 del codice penale e le depenalizzazioni legate al Testo unico sulle droghe del 1990, sono frutto di anni di confronto con decine di esperti anche internazionali che nel preparare le proposte emendative hanno costruito quesiti rispettosi dell’articolo 75 della Costituzione, coerenti negli intenti e non manipolativi delle norme su cui vogliono intervenire.
“La Carta pone pochi e chiari limiti a quali siano le materie non referendabili” proseguono Cappato e Perduca. “Confidiamo che i giudici costituzionali operino nel e per il pieno rispetto della Costituzione consentendo una primavera di democrazia diretta su temi tanto popolari quanto urgenti per la qualità della vita e l’amministrazione della giustizia penale e penitenziaria nel nostro paese.
“Non possiamo però non notare” concludono i due “che tutte le osservazioni contrarie ai nostri referendum vogliono infilare molti peli nell’uovo, distrazioni di metodo e merito che siamo certi non pongono problemi a chi difenderà i quesiti eutanasia e cannabis e che non trarranno in inganno chi dovrà prendere la decisione finale”.