Presentata a Roma la lettera aperta della Società Civile al Governo italiano per un dibattito aperto ed onesto sulle politiche sulle droghe.
È stata presentata oggi alla Sala Stampa della Camera la lettera aperta al Governo inviata dalle organizzazioni della Società Civile italiana che si occupano di politiche sulle droghe in vista del prossimo vertice ONU di Vienna.
La Società della Ragione, Forum Droghe, Associazione Luca Coscioni, CNCA, LILA e CGIL, con l’adesione di Antigone, Arci, A Buon Diritto e LegacoopSociali chiedono “che il Governo avvii un confronto con la società civile in merito al prossimo Segmento ad Alto Livello della 62^ sessione della Commission on Narcotic Drugs (CND), durante il quale ministri e capi di stato dei paesi membri delle Nazioni Unite discuteranno della politica globale della droga.”
Le associazioni, richiamando il documento finale di UNGASS 2016 che riconosceva come “le rappresentanze degli
organismi della società civile dovrebbero essere messe in grado di svolgere un ruolo partecipativo…a supporto della valutazione delle politiche e dei programmi circa le droghe” chiedono al Governo un’occasione di dialogo pubblico in preparazione di Vienna 2019.
Nel documento si avanzano anche alcune considerazioni sui temi da affrontare:
- La piena conformità di tutti gli aspetti del contrasto alla droga – dalla riduzione dell’offerta alla riduzione della domanda – “con gli scopi e i principi delle Nazioni Unite, del diritto internazionale e della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani”.
- Una maggiore coerenza all’interno del sistema ONU fra lo United Nations Office on Drugs and Crime (UNODC) e le altre agenzie, in specie la WHO, UNAIDS, lo UNDP (United Nations Development Programme) e l’Alto Commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani.
- Il collegamento (e la compatibilità) fra gli obiettivi di contrasto alla droga e gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile (Sustainable Development Goals – SDG), questi ultimi centrati sulla promozione della pace, della sicurezza, del benessere delle comunità.
- L’incremento degli sforzi a livello internazionale e nazionale per risolvere il grave problema dell’insufficiente disponibilità di sostanze psicoattive a uso medico.
“Quanto al raggiungimento degli obiettivi stabiliti dieci anni fa, alla CND 2009 – si legge nel documento – è evidente che l’obiettivo di “eliminare, o significativamente ridurre, la disponibilità di droga entro dieci anni”, stabilito una prima volta a UNGASS 1998 e reiterato alla CND 2009, non è stato raggiunto.”
Per i sottoscrittori della lettera aperta “a distanza di più di venti anni, è giunta l’ora di riconsiderare questo obbiettivo, a valenza più ideologica che pragmatica, per trovare invece obiettivi più ragionevoli e realistici, nonché più misurabili: in modo da permettere una valutazione effettiva delle politiche (sulla base di indicatori di esito e non solo di “processo”, utili solo a considerare gli sforzi fatti e non la validità degli obiettivi proposti). Un esempio di nuovi obiettivi potrebbe essere, nell’ambito della salute, la riduzione delle morti droga correlate e la riduzione con l’adesione dell’incidenza di HIV e HCV; nell’ambito delle politiche penali, la riduzione dei tassi di incarcerazione.”
Per questo scopo, come proposto dalle reti internazionali della Società Civile, nel documento si chiede “che il governo italiano sostenga l’istituzione di una commissione – cui la società civile partecipi – per la revisione e l’adeguamento degli indicatori di valutazione delle politiche globali.”
L’appuntamento di marzo rischia però di tradursi in un semplice adempimento burocratico. Per le organizzazioni della Società Civile italiana non si possono “ignorare i cambiamenti che stanno avvenendo in diverse parti del mondo: dal consolidamento di quello che viene comunemente chiamato il “modello europeo”, basato sullo spostamento di enfasi e risorse dalla repressione alla salute, con lo sviluppo di nuove strategie sociosanitarie di riduzione del danno; alle innovazioni legislative di riduzione dell’impatto penale e carcerario, in specie con la decriminalizzazione dell’uso personale di droga; all’estendersi di sperimentazioni di regolamentazione legale della
cannabis in Uruguay, in diversi stati degli Usa, e di recente in Canada.”
La lettera si conclude con un auspicio che l’Italia giochi un ruolo importante, in primo luogo confermando la propria collocazione all’interno del “modello europeo” quello che ha abbandonato la “guerra alla droga” per un “approccio bilanciato”, fra penale e sociale. “L’Italia ha una lunga storia di sviluppo della normativa sulla droga” concludono i promotori e “può dunque portare una riflessione circa l’impatto di diversi orientamenti penali in tema di droga sui sistemi della giustizia e del carcere; così come sul rapporto fra droghe e salute, sulla base di un consolidato sistema integrato di servizi per le dipendenze, rafforzato dall’introduzione della riduzione del danno nei Livelli Essenziali di Assistenza; e sul rapporto fra droghe e diritti umani, battendosi per l’abolizione della pena di morte per i reati di droga e per l’eliminazione di tutte le pratiche contrarie alla dignità umana.”
➡ Contesto
A Marzo 2019 si terrà un appuntamento molto importante per le politiche globali sulle droghe. A Vienna, sede dell’UNODC (l’agenzia delle Nazioni Unite che si occupa del controllo delle droghe), è prevista infatti dal 18 al 22 marzo la 62esima sessione della Commission on Narcotic Drugs (CND), l’organo politico dell’ONU incaricato di gestire le convenzioni internazionali sugli stupefacenti.
Alla CND partecipano 53 Stati, a turno in rappresentanza delle aree geografiche fra quelli che hanno aderito alle Convenzioni. Fra questi c’è anche l’Italia. Gli Stati membri delle Nazioni Unite hanno anche deciso di tenere un “Segmento Ministeriale di alto livello” immediatamente prima (14-15 Marzo) della sessione ordinaria della CND “per fare il punto sull’attuazione degli impegni presi per affrontare congiuntamente e contrastare il problema mondiale della droga, in particolare nel luce della data prevista per il 2019” che miravano a sradicare o ridurre in modo significativo la portata complessiva del mercato della droga illegale.
È evidente che questo obiettivo è stato largamente disatteso e che la “War on Drugs” rilanciata a New York nel 1998 sia fallita. Nel corso della CND 2019 si potrebbe anche esaminare la raccomandazione di riclassificazione della cannabis recentemente licenziata dall’Organizzazione Mondiale della Sanità. Il ritardo nella sua trasmissione potrebbe però fare rinviare la decisione al prossimo anno.
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➡ Le dichiarazioni
Grazia Zuffa (la Società della Ragione)
“Le Nazioni Unite, nel 1998, si erano date l’obiettivo di cancellare o ridurre in modo significativo le droghe dal pianeta. A oltre 20 anni da quella dichiarazione di intenti ci ritroviamo al punto di partenza, con un mercato delle sostanze illegali più florido che mai ma ingenti danni collaterali provocati dalla War on Drugs.
Basti pensare allo sradicamento delle coltivazioni illegali nei paesi produttori, con conseguenze tragiche di inquinamento dei territori e di impoverimento dei contadini. Oppure l’approccio quasi esclusivamente penale nei paesi consumatori, a scapito di quello sociosanitario. Ciò ha portato spesso i consumatori in carcere, e allo stesso tempo ha impedito di contenere emergenze gravi come le infezioni da HIV e HCV. Oggi è il tempo di valutare le politiche internazionali sulle droghe con indicatori di “esito” ed in modo pragmatico, attraverso la partecipazione della Società Civile come le stesse Nazioni Unite richiedono.
Oggi più che mai è possibile verificare gli effetti delle sperimentazioni in atto in molti paesi (a partire dalla regolamentazione legale della cannabis in Uruguay, Canada e 10 Stati USA) e finalmente cambiare il paradigma.”
Hassan Bassi (Forum Droghe)
“Il percorso di avvicinamento a UNGASS 2016 (la sessione speciale sulle droghe svoltasi a New York) vide l’Italia distinguersi per il coinvolgimento della Società Civile prima e durante quell’importante vertice all’ONU. Oggi purtroppo non vediamo alcun tentativo di aprire una discussione sulla posizione che sarà portata a Vienna dalla delegazione italiana.
Nel 2016 fra l’altro fu il Governo a includere le associazioni (di tutti gli orientamenti) nella delegazione ufficiale (a spese dei partecipanti, ndr), oggi in attesa di avere notizie dall’Esecutivo sarà Forum Droghe – che ha lo status consultivo all’ONU – ad aprire la propria delegazione a Vienna alla società civile, non solo italiana. Certo ci preoccupano le recenti dichiarazioni del Ministro Fontana, anche perché non capiamo perché il “non essere nel contratto di Governo” valga a singhiozzo: per la regolamentazione legale della cannabis certamente, mentre non si pone il tema per la criminalizzazione dei consumatori annunciata dal Ministro.”
Marco Perduca (Associazione Luca Coscioni):
“Coinvolgere chi segue da decenni leggi e politiche sulle droghe a livello nazionale e all’ONU è una misura di riduzione del danno. Anche se con opinioni radicalmente opposte a quanto il Ministro Fontana propone dall’inizio del suo mandato, l’esperienza di chi segue costantemente i danni della proibizione possono evitare un aggravamento della penalizzazione di reati senza vittima ed evitare ulteriori isolamenti del nostro paese in consessi multilaterali”
Denise Amerini (CGIL):
“Il segmento ad alto livello della 62° sessione CND è una importante occasione di valutazione delle politiche all’interno delle quali è necessario lavorare affinché il diritto alla salute ed alla sicurezza di tutti i cittadini, consumatori e non, venga garantito.
Per questo come CGIL, Organizzazione Sindacale che ha come fine la tutela e la promozione dei diritti individuali e collettivi, e dei diritti umani, riteniamo importante spostare il focus della discussione, a tutti i livelli, compreso quello internazionale, dalla repressione alla promozione della salute, sia individuale che pubblica. Per far questo, come ci dicono studi ed esperienze sul campo, è necessario promuovere la Riduzione del danno, depenalizzare l’uso personale di sostanze, regolamentare legalmente l’uso di cannabis e derivati, non soltanto a scopo terapeutico.
Come Organizzazione Sindacale che fa parte di organizzazioni della società civile che promuovono studi ed iniziative sulle dipendenze, siamo peraltro in grado di confermare quanto il lavoro dei Servizi pubblici per le dipendenze, e del privato sociale, negli anni, ha garantito una molteplicità di interventi nel territorio, proprio nell’ottica della Riduzione del Danno.
Ha contribuito a ridurre le conseguenze negative dell’uso e dell’abuso di sostanze, anche sul piano economico e sociale, oltre a promuovere la salute pubblica, ed a prevenire e ridurre le morti per overdose, attraverso una molteplicità di interventi, sanitari, sociali, ed anche di formazione e informazione, che vanno sostenuti, rafforzati,
e devono essere riconosciuti e valorizzati dalle politiche nazionali ed europee.”
Alessandro Metz (LegacoopSociali):
“La richiesta di avviare un confronto con la società civile in merito al prossimo Segmento ad Alto Livello della 62^ sessione della Commission on Narcotic Drugs (CND), durante il quale ministri e capi di stato dei paesi membri delle Nazioni Unite discuteranno della politica globale della droga, auspichiamo possa essere anche una ripresa del confronto nel nostro Paese per arrivare finalmente a convocare quella Conferenza Nazionale sulle droghe che manca oramai da 11 anni”.