Leader mondiali: mettiamo fine al proibizionismo per sconfiggere la criminalità organizzata

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Da oltre un decennio un insieme di ex capi di stato, figure politiche, imprenditori e personalità del mondo della cultura lavorano per riformare le politiche sulle droghe a livello nazionale e internazionale. Conosciuto come Global Commission on Drug Policy, questo gruppo di esperti globali produce un rapporto all’anno su come ridurre i danni del proibizionismo sulle droghe e quali sarebbero alternative più efficaci e umane.

Il loro ultimo rapporto, Enforcement of Drug Laws: Refocusing on Organized Crime Elites, si occupa dei modi perversi e insidiosi in cui il proibizionismo rafforza e incoraggia le organizzazioni criminali, e consiglia alle nazioni e alla burocrazia antidroga internazionale di trovare una soluzione migliore. Questo include considerare la possibilità di legalizzare le droghe e il domare i mercati illeciti attraverso la regolamentazione – non la proibizione, che ha palesemente fallito per decenni.

La commissione ha pubblicato il suo rapporto con una presentazione virtuale su YouTube.

“Questo rapporto fornisce una nuova prospettiva sul problema del crimine organizzato,” ha dichiarato la membra della commissione Helen Clark, ex primo ministro della Nuova Zelanda e ex capo dello United Nations Development Program. “Il crimine organizzato è una sfida in ogni società, e se entra nella politica e comincia a corrompere i sistemi politici è un grande problema, e lo ha fatto.”

“La commissione sostiene che dire ‘le droghe vengono coinvolte in questo meccanismo’ significa rifiutare, per la comunità internazionale, di accettare che le droghe devono essere regolamentate responsabilmente,” ha proseguito Clark. Il tentativo di proibirle in realtà è stato una licenza per il crimine organizzato di costruire un’industria da 500 miliardi di dollari spacciando roba. Potremmo sottrare le droghe attraverso una regolamentazione responsabile?

Da presidente della Colombia tra il 2010 e il 2018, Juan Manuel Santos ha negoziato un trattato di pace con i guerriglieri delle FARC e ha vinto un premio Nobel per i suoi sforzi. Ha anche presieduto un paese che è perennemente tra i principali produttori di cocaina al mondo. Sa cosa può portare il proibizionismo.

“Vengo da un paese che ha combattuto i trafficanti di droga e il traffico di droga per moltissimo tempo e ha probabilmente pagato il prezzo più caro di qualsiasi paese al mondo – la Colombia ha perso i suoi migliori leader, migliori giornalisti, migliori giudici, migliori poliziotti – e siamo ancora il maggior esportatore di cocaina nei mercati globali,” ha detto Santos. “La corruzione e il traffico di stupefacenti vanno di pari passo. Gli individui più pericolosi e protetti spesso scappano, mentre le persone normali che usano droghe illecite vedono le loro vite distrutte dalla guerra alle droghe,” sostiene.

“Per combattere il crimine organizzato dobbiamo seguire i soldi,” continua Santos. “Le persone stanno capendo che una guerra che è stata combattuta per mezzo secolo e non è stata vinta è una guerra persa, e quindi se vuoi avere successo devi cambiare la tua strategia e le tue tattiche. La corruzione, la violenza, i profitti e il proibizionismo sono strettamente legati. Se togli il proibizionismo puoi regolamentare, ridurre i profitti, e noterai immediatamente un calo di violenza e corruzione.”

Il lavoro della commissione si concentra su cinque percorsi, spiegati dalla presidente della commissione ed ex presidente svizzera Ruth Dreifuss.

“Si tratta di mettere la salute al primo posto,” ha detto. “In secondo luogo, si tratta di dare la priorità anche all’uso di alcune di queste sostanze per i loro benefici medici. C’è anche una situazione drammatica, soprattutto nei paesi poveri, in cui le persone non hanno accesso agli antidolorifici. Il terzo percorso, che crediamo essere molto importante, è la fine della criminalizzazione per le persone che usano droghe. Il quarto capitolo del nostro programma di riforma è che dobbiamo occuparci della criminalità legata alle droghe, ed è per questo che abbiamo pubblicato questo rapporto oggi. E l’ultimo punto è che dobbiamo prendere il controllo. Lo stato – persone ragionevoli e responsabili – deve prendere il controllo dei mercati della droga e non lasciarli nelle mani dei criminali.”

Il rapporto di 52 pagine fornisce un’analisi, dettagliata e basata sulle evidenze, delle sfide nel contrastare gruppi criminali che proliferano grazie al proibizionismo, e riassume i suoi risultati in cinque raccomandazioni base per i governi nazionali e le Nazioni unite, i cui trattati antidroga formano la base del proibizionismo globale sulle droghe. Le raccomandazioni sono:

  1. Gli stati devono riconoscere le conseguenze negative degli approcci repressivi alle politiche sulle droghe e riconoscere che il proibizionismo forgia e rafforza le organizzazioni criminali. La condivisione di queste conclusioni con il pubblico deve quindi poi informare dibattiti nazionali per supportare una politica sulle droghe coraggiosa. (Ormai conosciamo tutti la litania: dalla polizia militarizzata razzista e la carcerazione eccessiva negli Stati Uniti alle sanguinose guerre per la droga in Messico e Colombia finanziate dai profitti del proibizionismo, all’assassina e repressiva campagna antidroga nelle Filippine, il proibizionismo ha conseguenze spaventosamente dannose).
  2. Gli Stati devono analizzare la natura transnazionale e trans-settoriale delle organizzazioni criminali per rivedere e riformare l’attuale focus esclusivo sulle forze di polizia. (Le organizzazioni che trafficano droga non si limitano a quello; tendono a mettere le mani su qualunque attività criminale possa dar loro un profitto, dal traffico di animali alla contraffazione all’estorsione. E forse faremmo meglio a dedicare più risorse alla cura e alla prevenzione piuttosto che cercare di risolvere il problema reprimendo e arrestando).
  3. Gli stati devono sviluppare strategie di deterrenza mirate e realistiche per contrastare la criminalità organizzata e focalizzare la loro risposta sugli elementi più pericolosi e/o redditizi del mercato criminale. Gli stati devono anche rafforzare la cooperazione interdipartimentale per occuparsi dei mercati criminali in senso lato, non solamente per quanto riguarda le droghe, e sviluppare la coordinazione transnazionale contro i gruppi organizzati e il riciclo di denaro internazionale. (È sia crudele che inefficace puntare i consumatori di droga e gli spacciatori di strada per quanto riguarda gli arresti e i processi. Ma la recente esperienza messicana ha mostrato che la strategia alternativa di puntare ai “signori della droga” può portare ad un aumento della violenza visto che i luogotenenti delle gang scatenano guerre omicide per sostituire ogni capo ucciso o catturato. È un vero dilemma – a meno di togliere loro il tappeto da sotto i piedi ponendo fine al proibizionismo).
  4. Gli stati devono prendere in considerazione la regolamentazione legale delle droghe come possibile percorso per ridurre il potere della criminalità organizzata. (Questo sembra sempre più un approccio molto ragionevole).
  5. Gli stati membri dell’ONU devono rivisitare la governance globale del regime internazionale di controllo delle droghe per ottenere migliori risultati di salute pubblica, sicurezza pubblica, giustizia, e un maggiore impatto sulla criminalità organizzata transnazionale. (Abbiamo più che raggiunto il tempo per nullificare o emendare i trattati antidroga che guidano le politiche internazionali sulle droghe).

La Global Commission on Drug Policy ha proposto un quadro per una riforma radicale. Adesso sta alle nazioni del mondo e alle istituzioni internazionali che ci uniscono agire.

Traduzione di un articolo di StopTheDrugWar.org


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