Oggi parleremmo della tragedia di Lavagna se la cannabis fosse stata legale?

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Un bellissimo articolo di Roberto Saviano su Repubblica.it, con una riflessione importante che tutti si dovrebbero rivolgere in seguito alla tragedia di Lavagna: se la cannabis fosse stata legale, quel ragazzo forse sarebbe ancora vivo e ora non staremmo a parlare del suo salto nel vuoto.

Vi starete chiedendo cosa sarebbe cambiato se la cannabis fosse stata legale. La madre non avrebbe potuto chiamare la Guardia di finanza, non solo, non ne avrebbe forse nemmeno sentito la necessità.

I senatori Carlo Giovanardi e Maurizio Gasparri replicano al mio articolo dell’altro ieri sul dramma di Lavagna dimostrando di non aver letto o, peggio, di non aver compreso quello che ho scritto. Parlano di legalizzazione di stupefacenti come fossero due sprovveduti e non due senatori, uno dei quali ha dato finanche il nome alla peggiore legge in materia che l’Italia abbia mai avuto, la Fini-Giovanardi, finalmente incostituzionale. Ma questo sarebbe ancora niente in confronto al dubbio che mi viene, che invece, pur conoscendo a fondo la materia, Gasparri e Giovanardi continuino con dolo a fare disinformazione.

Voglio fugare ogni dubbio: non ho alcun vantaggio personale nel proporre la legalizzazione, non è un argomento nazionalpopolare, ma che piuttosto divide l’opinione pubblica, e a parlarne ci si fa più nemici che amici. Perdo simpatie e non ne acquisto schierandomi a favore della legalizzazione. Tuttavia mi sfugge il motivo per cui Gasparri e Giovanardi vogliano continuare a regalare miliardi alle mafie (esattamente tra i 4 e i 9 ogni anno ed essendo un mercato illegale si tratta di stime solo approssimate per difetto) sulla pelle di piccoli spacciatori e dei consumatori, le uniche vere vittime delle politiche proibizioniste in Italia.

Io continuo a pensare, e le parole della mamma del ragazzo mi confermano in questa mia idea, che di droghe leggere e dei loro effetti si parli poco e che, essendo illegali, prima ancora che nocive vengano considerate una vergogna sociale, un tabù. Un ragazzo che fumi cannabis viene considerato un tossico da recuperare e se ci sono tormenti e angosce — dinamiche tipiche dell’adolescenza — non è la cannabis a costituirne la causa, né tantomeno il luogo immateriale in cui si cerca rifugio.

➡ Guarda l’intervento di Marco Cappato alla trasmissione MATRIX 

Dov’è il cortocircuito nella tragedia di Lavagna (non sto qui a dire che poteva essere evitata)? Per cinquanta euro di fumo interviene la Guardia di finanza su segnalazione della madre del ragazzo. In caso di abuso d’alcol, per esempio, o di sigarette, entrambe sostanze più nocive della cannabis ma legali e quindi non in contrasto con la morale pubblica, tutto si sarebbe risolto in maniera diversa. Magari il ragazzo si sarebbe suicidato lo stesso, questo non possiamo saperlo, ma non certo in seguito all’intervento della Guardia di finanza.

Dov’è il cortocircuito, quindi? Lo Stato, attraverso la Guardia di finanza, è intervenuto per spaventare e punire. Non è stato di supporto e non poteva del resto esserlo, non essendo preparato per farlo e non essendo quella la sua finalità che, ripeto, è repressiva. Una vicenda che palesava un disagio anche familiare si è trasformata in tragedia pubblica e ci impone riflessioni sul ruolo dello Stato e del suo braccio armato, le forze dell’ordine.

➡ Leggi il testo della legge di iniziativa popolare #Legalizziamo che abbiamo presentato in Parlamento a novembre!

Vi starete chiedendo cosa sarebbe cambiato se la cannabis fosse stata legale. La madre non avrebbe potuto chiamare la Guardia di finanza, non solo, non ne avrebbe forse nemmeno sentito la necessità. Perché se un sedicenne fuma un pacchetto di sigarette al giorno, la mamma gli toglie la paghetta, lo controlla maniacalmente perché smetta di farlo, ma non chiede l’aiuto delle forze dell’ordine. Eppure le sigarette uccidono, le canne no. Ma le sigarette sono legali, e allora vedere un ragazzo o una ragazza che fumano sigarette, magari molte, non provoca vergogna sociale, non provoca scandalo.


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