Si presenta oggi alla Camera e online il Libro Bianco sulle droghe, giunto alla dodicesima edizione, il rapporto indipendente sugli effetti e i danni del Testo Unico sulle droghe promosso da La Società della Ragione insieme a Forum Droghe, Antigone, CGIL, CNCA, Associazione Luca Coscioni, ARCI, LILA e Legacoopsociali con l’adesione di A Buon Diritto, Comunità di San Benedetto al Porto, Funzione Pubblica CGIL, Gruppo Abele, ITARDD e ITANPUD.
Quest’anno il Libro Bianco pone grande attenzione all’anniversario dei 60 anni dalla firma della convenzione unica sulle droghe del 1961. Il 30 marzo 1961 a New York infatti gli Stati, firmando la Convenzione Unica sugli stupefacenti, si diedero fra gli altri l’obiettivo di eliminare le produzioni illegali di oppio entro il 1984 e quelle di cannabis e coca entro il 1989. 37 anni dopo, nel 1998, di fronte al fallimento se ne diedero un altro: un mondo senza droghe entro 10 anni. Nel frattempo, l’uso di sostanze illegali è aumentato a velocità doppia rispetto alla popolazione mondiale e produzione e narcotraffico sono completamente fuori controllo. 60 anni di politiche proibizioniste non hanno avuto alcun effetto sui mercati illegali e sugli usi personali, mentre la War on Drugs ha provocato più danni di quelli delle sostanze stesse, sia in termini sanitari che sociali, ambientali ed economici.
Droghe e repressione: i dati in pillole
Dopo 60 anni di war on drugs e 31 di applicazione del Testo Unico sulle droghe Jervolino-Vassalli, i devastanti effetti penali (dell’art. 73 in particolare) sono sotto gli occhi di tutti. La legge sulle droghe continua a essere il principale veicolo di ingresso nel sistema della giustizia italiana e nelle carceri.
La legge sulle droghe è il volano delle politiche repressive e carcerarie. Senza detenuti per Art.73 o tossicodipendenti non si avrebbe sovraffollamento nelle carceri.
La legislazione sulle droghe e l’uso che ne viene fatto sono decisivi nella determinazione dei saldi della repressione penale: la decarcerizzazione passa attraverso la decriminalizzazione delle condotte legate alla circolazione delle sostanze stupefacenti così come le politiche di tolleranza zero e di controllo sociale coattivo si fondano sulla loro criminalizzazione. Basti pensare che in assenza di detenuti per art. 73. o di quelli dichiarati tossicodipendenti, non vi sarebbe il problema del sovraffollamento carcerario, come indicato dalle simulazioni prodotte. Dopo 31 anni di applicazione non possiamo più considerare questi come effetti collaterali della legislazione antidroga, ma come effetti evidentemente voluti.
Oltre il 73% dei detenuti entra in carcere per spaccio di droghe
10.852 dei 35.280 ingressi in carcere nel 2020 sono stati causati da imputazioni o condanne sulla base dell’art. 73 del Testo unico. Si tratta del 30,8% degli ingressi in carcere. Seppur diminuiti in numeri assoluti, effetto evidente del lockdown, sono oramai lontani gli effetti della sentenza Torreggiani della CEDU e dell’adozione di politiche deflattive della popolazione detenuta.
Il 35% dei detenuti è in carcere per la legge sulle droghe
Sui 53.364 detenuti presenti in carcere al 31 dicembre 2020 ben 12.143 lo erano a causa del solo art. 73 del Testo unico (sostanzialmente per detenzione a fini di spaccio). Altri 5.616 in associazione con l’art. 74 (associazione finalizzata al traffico illecito di sostanze stupefacenti o psicotrope), solo 938 esclusivamente per l’art. 74.
Quasi il 40% di chi entra in carcere usa droghe. Dato ai massimi storici dalla Fini-Giovanardi
Restano drammatici i dati sugli ingressi e le presenze di detenuti definiti “tossicodipendenti”: lo sono il 38,60% di coloro che entrano in carcere, mentre al 31/12/2020 erano presenti nelle carceri italiane 14.148 detenuti “certificati”, il 26,5% del totale. Questa presenza, che resta ai livelli della Fini-Giovanardi (27,57% nel 2007), è alimentata dal continuo ingresso in carcere di persone “tossicodipendenti”, in aumento costante da oltre 5 anni.
Le conseguenze sulla Giustizia
Oltre 235.000 fascicoli nei tribunali, 7 su 10 portano ad una condanna
Le persone coinvolte in procedimenti penali pendenti per violazione dell’articolo 73 e 74 sono rispettivamente 189.707 e 45.467. Sono in totale 235.174, il dato più alto da 15 anni a questa parte. Da notare come secondo i dati assestati della relazione governativa 2020, 7 procedimenti su 10 per droghe termina con una condanna, confermando i dati presentati nelle precedenti edizioni di questo Libro Bianco.