Il 26 giugno è la Giornata internazionale contro l’abuso di droghe e il traffico illecito.
La ricorrenza è stata istituita delle Nazioni Unite una trentina d’anni fa per riaffermare la necessità di lottare contro l’abuso di droghe e il loro commercio illegale.
In questo periodo dell’anno, buona parte degli stati membri dell’Onu pubblicano le strategie nazionali contro il narcotraffico e presentano i dati relativi al fenomeno domestico dell’uso e abuso delle sostanze proibite.
Anche il governo italiano dovrebbe, per legge, presentare al Parlamento la sua Relazione annuale sulle droghe. Raramente ci riesce.
Infatti, al 2 luglio 2018, sul sito del Dipartimento per le politiche antidroga della Presidenza del Consiglio campeggia una dichiarazione del Ministro Fontana, per il momento non ancora delegato a interessarsi della questione, che tutto – cioè nulla – dice tranne che informare sulla data della pubblicazione del documento, che sicuramente sarà pronto ma che, altrettanto sicuramente, sarà in fase di adeguata colorazione giallo-verde… Nel frattempo, come spesso accade, le Ong hanno supplito pubblicando il Nono Libro Bianco sulle droghe il 26 scorso.
Per marcare questa ricorrenza, da 20 anni l’Ufficio Onu sulle droghe e il crimine(Unodc) pubblica il World Drug Report, un documento che fotografa le dimensioni del fenomeno “droga” nel mondo e passa in rassegna cosa viene fatto a favore del “controllo internazionale degli stupefacenti” a livello regionale e globale.
Secondo il World Drug Report del 2018, circa 275 milioni di persone in tutto il mondo, pari al 5,6% della popolazione mondiale di età compresa tra i 15 e i 64 anni, hanno fatto uso di droghe almeno una volta nel 2016. Tra i consumatori, circa 31 milioni di persone sono affette da disturbi dovuti all’utilizzo di stupefacenti che rendono necessario il ricorso a cure mediche – si tratta dello 0,004% della popolazione mondiale. Seconda una prima stima a livello globale, 13.8 milioni di giovani tra i 15 e i 16 anni (5,6%) hanno fatto uso cannabis.
Per l’Organizzazione mondiale della salute, circa 450.000 persone hanno perso la vita a causa dell’uso di droghe nel 2015 (lo 0,0016% di chi le usa), se scendiamo nei dettagli vediamo che “solo” 167.750 sono decedute per overdose, mentre le restanti includono persone che avevano contratto HIV o Epatite C per aver iniettato droga nel corpo utilizzando siringhe infette.
Gli oppioidi continuano a causare danni e sono responsabili di circa il 76% delle morti di persone che erano affette da disturbi connessi alla droga. Chi assume le sostanze per iniezione – circa 10,6 milioni in tutto il mondo nel 2016 – è particolarmente esposto a rischi per la salute. Più della metà, infatti, convive con Epatite C e una persona su 8 è affetta da HIV.
L’uso non medico degli oppiacei farmaceutici è fonte di crescente preoccupazione sia per le autorità di polizia che per i professionisti della sanità pubblica. Diversi oppiacei farmaceutici vengono utilizzati in modo errato in diverse parti del mondo. Negli ultimi anni, in Nord America il fentanil di origine illecita, mescolato con eroina o altre droghe, ha provocato un numero senza precedenti di morti da overdose (oltre 40.000 l’anno negli ultimi tre anni).
In Europa il principale oppiaceo che dà preoccupazione rimane l’eroina, anche se è stato anche segnalato l’uso non medico di metadone, buprenorfina e fentanil. Nei paesi dell’Africa occidentale e settentrionale e nel Vicino e Medio Oriente, l’uso non medico del tramadolo, un oppioide farmaceutico che non è sottoposto a controllo internazionale, risulta molto diffuso.
Nonostante le stime relative ai consumatori di droghe siano rimaste pressoché stabili negli ultimi anni, il mercato della droga illegale continua a cambiare. Alle droghe classicamente presenti, come cannabis eroina e cocaina, si aggiungono infatti le nuove sostanze psicoattive (proposte per uso diverso rispetto a quello legale per cui erano state prodotte o prodotte illegalmente). Il consumo di sostanze inserite nel mercato come presunti farmaci, ma destinate a uso non terapeutico è anch’esso in crescita. Gli esperti dell’Onu ci dicono che la gamma di sostanze e loro possibili combinazioni non è mai stata così ampia prima d’ora.
Secondo l’Unodc, il 20% dei detenuti nel mondo è in carcere per reati connessi alle leggi sulle droghe – in Italia lo è uno su tre, come recentemente documentato dal Libro Bianco sulle droghe presentato in Senato il 26 giugno -, e spesso son le cosiddette “droghe leggere” la causa di fermi e arresti.
La cannabis resta la sostanza più utilizzata nel 2016, con 192 milioni di persone che lo utilizzavano almeno una volta l’anno. Il numero globale di consumatori di cannabis continua ad aumentare – circa il 16% nel decennio conclusosi nel 2016, in linea con l’aumento della popolazione mondiale. Nel 2016, le quantità di cannabis sequestrate a livello mondiale sono diminuite del 27%, a 4.386 tonnellate.
Il declino è stato particolarmente marcato in Nord America, dove la disponibilità di cannabis medica in molte giurisdizioni, e la legalizzazione della cannabis per uso ricreativo in diversi stati Usa, potrebbero aver avuto un ruolo.
Dal 2016 al 2017, la produzione globale di oppio è aumentata del 65% arrivando 10.500 tonnellate, la più alta stima registrata dall’Unodc da quando ha iniziato a monitorare la produzione globale di oppio al inizio del XXI secolo. Un marcato aumento della coltivazione del papavero da oppio in Afghanistan ha fatto raggiungere le 9.000 tonnellate nel 2017, un aumento dell’87% rispetto all’anno precedente!
Tra i motivi trainanti dell’aumento l’instabilità politica, la mancanza di controllo del governo e le opportunità economiche per le comunità rurali. La quantità di eroina sequestrata nel 2016 ha raggiunto il livello record di 91 tonnellate. La maggior parte degli oppiacei sono stati sequestrati vicino ai centri di produzione afgani.
La produzione mondiale di cocaina nel 2016 ha raggiunto il livello più alto di sempre: circa 1.410 tonnellate. Dopo esser sceso nel periodo 2005-2013, la produzione mondiale di cocaina è aumentata del 56% nel periodo 2013-2016. L’aumento dal 2015 al 2016 è stato invece del 25%. La maggior parte della cocaina del mondo continua a provenire dalla Colombia, che ha aumentato la produzione di oltre un terzo dal 2015 al 2016, a circa 866 tonnellate. L’area totale coltivata a coca in tutto il mondo nel 2016 è stata di 213.000 ettari, quasi il 69% dei quali in Colombia.
La drammatica ripresa della coltivazione della coca in Colombia – che si era quasi dimezzata dal 2000 al 2013 – è stata motivata da una serie di ragioni legate alle dinamiche del mercato, alle strategie delle organizzazioni di trafficanti e alle aspettative in alcune comunità di ricevere compensi per la sostituzione della coltivazione della coca, così come una riduzione degli interventi di sviluppo alternativi e di eradicazione.
A fronte del costante aumento di produzione e diffusione delle sostanze proibite, l’Onu ha lanciato la campagna “Listen First” per aumentare il sostegno alla prevenzione del consumo di stupefacenti basato sulla scienza! L’ultima ricerca, pensate un po’, suggerisce che l’adolescenza precoce e tardiva sia un periodo di rischio per l’inizio dell’uso di sostanze. “Ascoltando i bisogni dei bambini e dei giovani” dicono all’Unodc “la prevenzione può contribuire alla loro sicurezza, salute e benessere e consentire loro di realizzare il loro potenziale […] tutte le nostre società starebbero meglio se venissero dedicate più risorse al sostegno di strategie di prevenzione della tossicodipendenza basate sull’evidenza, che sono un investimento solido ed efficace nelle famiglie, nelle scuole e nelle comunità”.
Devono aver frequentato gli stessi gruppi di preghiera, ehm, di studio del Ministro Fontana che ritiene non solo ancora oggi praticabile la cosiddetta “tolleranza zero” ma che ritiene necessario imporre i lavori “socialmente utili” a chi usa le droghe – in Italia circa sei milioni di persone…
Appare chiaro che all’Onu scrivono rapporti che non leggono, perché se li analizzassero si renderebbero conto che i bambini e la droga non sono il problema che va affrontato. Aver istituito la Giornata internazionale per la lotta al narcotraffico, tra l’altro nello stesso giorno in cui si ricordano le vittime della tortura, doveva suggerire anche un’analisi di quanto aggregato e non solo offrire un’opportunità di celebrazione.
Dopo tutti questi anni solo una radicale inversione di marcia può consentire un reale “controllo” del fenomeno, questo non può che passare da un confronto laico sui dati, dallo studio delle “buone pratiche” promosso dalle agenzie internazionali o da altri paesi. Non guasterebbe se la Relazione al Parlamento sulle droghe fosse discussa formalmente e venisse utilizzata per convocare la Conferenza Nazionale sulle Droghe che manca dal 2009.
Certo se poi il “Governo del cambiamento” dovesse affidare al Ministro Fontana la questione, diciamo che questi sarebbero ragionamenti di scuola. Nell’attesa comunque credo che debbano continuare a esser fatti.