Il dibattito sulla regolamentazione della cannabis sta entrando nel vivo anche in Italia e già gli ultimi paladini di quel proibizionismo che in quarant’anni di cieca applicazione ha portato ai disastri che stiamo vivendo, lanciano le proprie invettive. Come al solito senza alcun dato ed evidenza scientifica a supporto. In questo contesto è molto utile leggere il primo report ufficiale prodotto a marzo dal Dipartimento di Salute Pubblica dello Stato del Colorado, il primo degli Stati Uniti a sperimentare la regolamentazione legale della cannabis.
Molti sono gli spunti di riflessione per avviare un maturo dibattito in Italia. Innanzitutto il consumo di cannabis mentre aumenta tra gli adulti (dal 21 al 31% tra i 18-25 anni e dal 5 al 12% tra i maggiori di 26 anni di età), tra i minorenni resta sostanzialmente invariato: «Un cambiamento non significativo». La cannabis legale non ha portato, quindi, ad un aumento del consumo tra i giovani che anzi è stato rilevato addirittura in diminuzione da uno studio del mese scorso. E qui Maurizio Lupi, che accusa chi vuole legalizzare di voler «condannare un’intera generazione» di giovani, trova la smentita.
Un’altra bufala tutta italiana viene smontata dai dati provenienti da oltreoceano: il numero di conducenti colti sotto l’effetto di cannabis, sola o in combinazione con altre sostanze, è calato dell’1% nel 2015 rispetto all’anno precedente. I fatti smentiscono quindi un incremento della guida sotto gli effetti da stupefacenti, ed anche Giovanardi è sbugiardato.
L’ammontare delle entrate fiscali per lo stato sono in netta ascesa: “Le entrate complessive dovute a tasse, licenze ed accise sono aumentate dai $76,152,468 nel 2014 a $135,100,465 nel 2015 con un incremento del 77%. La quota destinata all’edilizia scolastica ed all’assistenza sociale ammonta a $35,060,590 nel 2015”. A fine 2015 erano 2.530 le licenze per la vendita concesse dall’amministrazione pubblica di cui oltre il 70% concentrate a Denver. Quasi 110.000 pazienti si sono registrati per ottenere cannabis terapeutica dai dispensari, il 93% dei casi per lenire dolori cronici, il 20% spasmi muscolari ed il 12% la nausea.
Crollano gli arresti per reati connessi alla marijuana del 46% tra il 2012 ed il 2014 anche se rimane irrisolta la questione razziale con il 51% di arresti di bianchi in meno, il 33% di ispanici e un decremento del solo 25% tra la popolazione afroamericana. Il numero di arresti tra i neri resta tre volte superiore a quello tra la popolazione bianca.
Per quanto riguarda il crimine, vi è un decremento del 3% per i reati contro la proprietà e di oltre il 6% per quanto riguarda i crimini violenti.
Aumentano i casi di chiamate agli ospedali per presunte intossicazioni da cannabis ma questo dato è influenzato dal fatto che legalizzando, lo stigma sociale si è molto affievolito e pertanto è probabile che nel passato non ci si rivolgesse agli ospedali mentre solo ora, senza alcuna minaccia penale sulla testa, la situazione è realmente monitorabile.
E’ ancora prematuro, sottolinea il Dipartimento di Salute Pubblica del Colorado, trarre delle conclusioni sui potenziali effetti della legalizzazione della cannabis sotto i profili sanitari, di sicurezza pubblica, di comportamenti giovanili, sia perché servono i dati di almeno i primi tre anni di sperimentazione (fine 2017) sia per la difficoltà di reperire dati credibili del passato proibizionista. Quel che è evidente, ad oggi, è che il consumo, la vendita e la produzione di cannabis legale in Colorado non ha fato crollare il cielo né spalancato le porte dell’inferno.
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Articolo di Luca Marola su Il manifesto