Marco Cappato e Marco Perduca ricordano Arnold S. Trebach, il primo sincero e genuino antiproibizionista negli USA, iscritto per anni al Partito Radicale insieme al quale nel 2002 rilanciò le attività della Lega Internazionale Antiproibizionista in vista del “Segmento Ministeriale” che le Nazioni unite tennero a Vienna nel 2003 a cinque anni dalla Sessione Speciale dell’Assemblea Generale interamente dedicata alle “droghe”.
“Arnold S. Trebach, classe 1928, avvocato e professore di diritto, che nel 2002 era già in pensione da diversi anni anni, aveva trasformato il suo coinvolgimento nel movimento per i diritti civili degli anni Sessanta in militanza antiproibizionista. Se il suo primo libro del 1964 “Il razionamento della giustizia” affrontava il rispetto dei diritti costituzionali nel processo penale negli USA, con particolare attenzione alle cause intentate contro gli afro-americani vissute anche direttamente sulla sua pelle di giovane avvocato, il secondo, del 1982, “The heroin solution” e il terzo, del 1987, “The Great Drug War: And Radical Proposals That Could Make America Safe Again” erano incentrati su come reagire alla guerra alla droga di Reagan. Le conclusioni di Trebach erano quelle di Pannella: la legalizzazione.
Cruciale nel recuperare i nostri rapporti con Trebach fu David Borden, Direttore della Drug Reform Coalition Network col quale avevamo srotolato lo striscione “Stop the War on Drugs” davanti al Palazzo di Vetro nel 1998 (e col quale siamo in contatto ancora oggi) perché era l’unico che allora non si vergognava di promuovere le legalizzazione di tutte le droghe e di farlo insieme a chi si chiamava radical! Ci procurò un incontro nel salotto di Arnold in Virginia in cui l’attempato antiproibizionista immediatamente si (re)iscrisse al Partito Radicale mettendosi a disposizione della causa.
La disponibilità di leadership di Trebach, e un finanziamento importante dell’OSI, consentirono lo scongelamento della LIA, (che aveva concorso a fondare nel 1990), nel frattempo trasformata in comitato di cui Arnold divenne presidente. Allo stesso tempo rilanciammo la sigla dei Parliamentarians for Anti-prohibitionist Action, PAA, attiva negli anni Novanta. Con l’assenso e partecipazione di Trebach organizzammo una riunione antiproibizionista al Parlamento europeo; un contro-rapporto mondiale sulle droghe che smascherasse le mistificazioni di Arlacchi; un appello parlamentare che chiedesse una radicale revisione delle leggi e politiche proibizioniste passando attraverso una valutazione scientifica dei divieti di anni; la preparazione di una bozza di risoluzione per i parlamenti nazionali ed europeo da adottarsi in vista della riunione dell’ONU; la convocazione della prima conferenza panamericana antiproibizionista a Merida in Messico; la preparazione di paragrafi alternativi da sostituirsi alle bozze di decisioni che venivano precotte alle Nazioni unite di Vienna; la presentazione delle ragioni della valutazione delle politiche proibizioniste in giro per il mondo in quei paesi che, nelle nostre frequentazioni onusiane, ci erano parsi meno chiusi al dialogo con la società civile e una conferenza stampa a Washington DC. A quella conferenza oltre ad Arnold e noi partecipò il Senatore canadese “conservatore” e antiproibizionista Pierre Claude Nolin (scomparso nel 2015).
Trebach era un libertario attento alla giustizia e alla giustizia sociale. Le sue origini ebraiche lo avevano particolarmente coinvolto in una riflessione sulla lotta al terrorismo lanciata da George Bush dopo l’attacco a New York dell’11 settembre 2001 e anche su questo riuscimmo a confrontarci personalmente e pubblicamente durante le sue partecipazioni ai Consigli Generali e Congressi del Partito Radicale.
In una di queste riunioni Trebach reagì a un intervento di Marco Pannella dicendo che quella Radicale non fosse una storia ma un’epopea – tali e tante erano le cose fatte in giro per il mondo con successi e coinvolgimenti alterni ma sicuramente costanti.
Trebach ci lascia in un momento in cui negli USA gli antiproibizionisti che son cresciuti leggendo i suoi libri e ascoltando le sue conferenze stanno portando a casa le riforme da lui proposte negli anni Ottanta. Un pezzo uscito su Reason in suo onore il 27 luglio ricorda come nel 1986, anno in cui Trebach fondava la sua Drug Policy Foundation, Joe Biden, oggi candidato alla presidenza con una piattaforma che promuoverebbe la riforma della giustizia penale, scriveva l’Anti-Drug Abuse Act che prescriveva nuove condanne minime obbligatorie per reati di droga creando un meccanismo perverso per cui il crack (consumato prevalentemente dagli Afro-americani) era punito come se fosse 100 volte peggiore della polvere di cocaina (preferita dai bianchi).
Non ascoltando i riformatori nel momento in cui sarebbe necessario – e spesso anche urgente – si vengono a creare le condizioni per cui l’alternativa è quella tra il “peggio” e il “meno peggio”. Ma grazie ad Arnold son state gettate le basi perché almeno a livello locale la partecipazione popolare possa fare la differenza, anche contro le proibizioni.
Grazie Arnold per quel lungo pezzo di strada che ci ha visto compagni, anche di appassionate discussioni!”
Marco Perduca e Marco Cappato
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Conferenza stampa al National Press Club di Washington DC 2003
Intervento di Arnold Trebach all’incontro al Parlamento europeo A Satyagraha for Secularism and the Rule of Law 2008