La società civile si rivolge alle Nazioni Unite per agire contro l’uccisione di 130 persone sospettate di spaccio di droga da parte della polizia del Bangladesh.
Oltre 130 persone sono state uccise e più di 13.000 arrestate in Bangladesh da quando il Primo Ministro Sheikh Hasina ha lanciato una campagna nazionale anti-droga, nel maggio 2018.
In un modo che ricorda la guerra alla droga nelle Filippine, la polizia del Bangladesh ha giustificato le uccisioni attraverso il velo della legittima difesa, supponendo che queste siano avvenute durante gli scontri a fuoco tra gruppi rivali e agenti della polizia, nel corso delle operazioni anti-droga.
Il governo ha inoltre ridotto l’accesso ai servizi sanitari e a quelli relativi alla riduzione dei danni da droga per coloro che fanno uso di stupefacenti, alcuni dei quali sono scomparsi. Inoltre, il governo sta valutando la possibile introduzione della pena di morte per reati legati alle droghe.
Oggi, 174 ONG hanno inviato una lettera aperta ai due principali organi delle Nazioni Unite per il controllo delle droghe – Ufficio delle Nazioni Unite contro la droga e il crimine (UNODC) e l’organo internazionale di controllo degli stupefacenti (INCB) – sollecitando un intervento immediato per evitare ulteriori omicidi e violazioni dei diritti umani nel nome del controllo di droga in Bangladesh, così come in altri Paesi tra cui Filippine, Indonesia e Cambogia.
È stato dimostrato a livello mondiale che l’approccio basato su abusi e violenze non è idoneo a frenare il commercio di droghe illegali ma può invece rappresentare un potente strumento politico per vincere le elezioni e colpire l’opposizione.
Anand Chabungbam, coordinatore del Network Asiatico dei Consumatori di Droghe (Asian Network of People who Use Drugs) che ha aperto la lettera insieme al Consorzio per le Politiche Internazionali in materia di stupefacenti, ha dichiarato: “Il fatto che le violazioni dei diritti umani nel nome della guerra alla droga aumentino di giorno in giorno al punto da sembrare la “nuova normalità”, può aver dato la falsa speranza a certi leader politici di non dover più dare conto della morte dei propri cittadini più poveri e vulnerabili. Faremo tutto il possibile per consegnare i responsabili alla giustizia”.
In una incisiva dichiarazione rilasciata oggi, il Commissario per i Diritti Umani delle Nazioni Unite ha sollecitato l’interruzione dell’uccisione di persone sospettate di reati collegati alle droghe in Bangladesh considerando tale politica come “indicativa di una completa violazione dello Stato di Diritto”. Ha poi concluso: “Nessuno perde la titolarità dei propri diritti umani per il consumo o la vendita di droghe”.
La leadership di UNODC e INCB svolge un ruolo cruciale nel garantire che l’approccio repressivo adottato dal Bangladesh e da altri Paesi non abbia un effetto “palla di neve” nella regione.
Le ONG firmatarie della lettera incoraggiano UNODC e INCB a prendere immediatamente i provvedimenti che seguono per evitare che si verifichino nuovi omicidi e abusi:
Rilasciare una dichiarazione di alto livello per condannare gli omicidi, sollecitando il Governo del Bangladesh a sospendere le operazioni anti-droga fino a quando non avrà introdotto appositi protocolli basati sul rispetto dei diritti umani e dello Stato di Diritto; consigliare il governo contro l’istituzione della pena di morte per reati connessi alla droga.
Fornire consulenza e assistenza nello sviluppo di politiche relative alle droghe basate sui dati raccolti, sul rispetto dei diritti umani, della sicurezza e della salute pubblica (con particolare riferimento ai servizi di riduzione dei danni, cure e servizi per la riabilitazione dei consumatori droghe, incluso nelle carceri)
Essere di esempio per altri Paesi che adottano simili politiche di repressione, dando vita a un dialogo costruttivo e inclusivo per evitare il verificarsi di ulteriori violazioni dei diritti umani nel nome del controllo di droga.