Il revival psichedelico. Promesse e potenzialità

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di Bernardo Parrella 

A inizio 2018 partirà la terza e ultima fase di due test clinici sull’uso terapeutico dell’Mdma, monitorati dalle autorità Usa e basati sul protocollo speciale messo a punto dalla Multidisciplinary Association for Psychedelic Studies(Maps). Ne saranno interessati centri medici di Stati Uniti, Canada e Israele, per un totale di circa 300 soggetti volontari. Se tutto andrà come previsto, la sostanza psicotropa potrà essere legalmente prescritta dai medici statunitensi entro il 2021 per casi di disturbo post-traumatico da stress, depressione, ansia, alcolismo e altre turbe mentali. Molti pazienti potranno così trarre giovamento da quello che gli esperti definiscono “l’antibiotico della psichiatria”.

Nella primavera 2016 un team di neuroscienziati britannici ha diffuso le inedite immagini high-tech di soggetti volontari a cui erano iniettati 75 microgrammi di acido lisergico, rivelandone per la prima volta gli effetti sulle regioni cerebrali e aprendo un campo d’indagine di grande portata. «L’importanza di questo esperimento per la neuroscienza è paragonabile a quella del bosone di Higgs per la fisica», spiega  David Nutt, coordinatore della ricerca in partnership tra laBeckley Foundation e l’Imperial College londinesi.

Prosegue il boom dell’ayahuasca, il decotto di erbe psicoattive originarie delle foreste amazzoniche, a cui si rivolgono molti (con cerimonie tenute anche in Europa e in Italia, sul filo della legalità) per le sue qualità visionarie e introspettive, oltre che come potenziale rimedio per tossicodipendenza, ansia e disturbi psicologici, specialmente in casi resistenti ai comuni farmaci. E secondo un sondaggio condotto in Usa nel luglio scorso dalla società di ricerca YouGov, il 53% degli interpellati vede con favore la ricerca sui potenziali benefici terapeutici degli psichedelici, e il 63% è disposto, dietro consiglio e controllo medico, a considerare personalmente eventuali trattamenti con psilocibina, chetamina o Mdma.

Queste notizie d’attualità sono soltanto la punta dell’iceberg del forte ritorno d’interesse per gli allucinogeni a livello mainstream e nel contesto internazionale. Un percorso avviato oltre 20 anni fa, grazie alla rinnovata spinta della ricerca scientifica d’oltre oceano e in particolare ai test clinici (con il Dmt) avviati nel 1990 all’Università del New Mexico e poi nel 1999 alla Johns Hopkins Universitydi Baltimora (con la psilocibina). Questa serie di sperimentazioni su soggetti volontari, legali e autorizzate, dagli Usa si è man mano estesa al resto del mondo, aprendo le prime brecce nel regime proibizionista tuttora in vigore. 

Fu Richard Nixon a volerlo nel 1971, quando gli psichedelici vennero inseriti nella classificazione più restrittiva (nessun valore terapeutico, forte rischio d’abuso, pene draconiane per l’uso ricreativo), e quindi messi fuorilegge anche per la ricerca scientifica. Norme poi riversate in un apposito trattato delle Nazioni Unite e replicate nelle normative dei singoli Paesi. In Italia le “sostanze stupefacenti” rientrano nella tabella I della legge n. 685 del 22 dicembre 1975, insieme a oppio e derivati, foglie di coca e anfetamine. Ciò nonostante il fatto che nei due decenni precedenti erano stati pubblicati un migliaio di articoli scientifici sui vari aspetti di queste sostanze, ribadendone le potenzialità psicoterapeutiche insieme a rischi e limiti, mentre oltre 40.000 soggetti volontari avevano preso parte a test di laboratorio e si erano tenuti almeno sei convegni internazionali sul tema.

Parallelamente all’ampio spettro della ricerca, l’odierna riscoperta degli enteogeni (termine più preciso e spesso e preferito non solo dalla comunità scientifica) va abbracciando molti altri aspetti del nostro quotidiano, a livello letterario, musicale, artistico, culturale e spirituale. E pur se il termine “rinascimento psichedelico” gira da parecchio, oggi appare l’esatta fotografia di questo fermento che va abbracciando diverse generazioni e i settori più disparati della società in ogni parte nel mondo. Di fatto il clima socio-politico è mutato,come è cresciuto il dovuto riconoscimento per un importante periodo storico della cultura occidentale, il periodo a cavallo tra la fin degli anni ’60 e i primi ’70, appunto. Al contempo è cresciuto l’interesse per pratiche come la meditazione e lo yoga, la ricerca interiore e i ritiri spirituali, i cui effetti in fondo non sono troppo lontani da quelli degli “stati alterati di coscienza”. Fino agli studi scientifici sulla consapevolezza e sull’evoluzione della coscienza, insieme a quelli sui cambiamenti della struttura molecolare nel cervello che sono alla base dell’esperienza psichedelica ma anche mistico-religiosa (ambiti che coinvolgono anche il Dalai Lama nel progetto “La scienza incontra il Dharma”).

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