La giustificazione pratica, spiegata da chi ha in mano l’agenda dei lavori, è che materialmente non c’è tempo: di qui a fine luglio al Senato arriveranno dalla Camera tre decreti da convertire, poi c’è la legge sul bilancio dello stato, da varare per forza perché riforma la legge di stabilità con nuove regole; e infine c’è il disegno di legge sulla concorrenza da convertire, quello che impatta pure sulle tariffe assicurative. Basterebbe questo calendario per dire che la legge sulla prescrizione, se pur messa in calendario per fine luglio, verrà rimandata a data da destinarsi, dopo l’estate e forse ben oltre. Dunque se fosse così non sarebbero ragioni politiche ma solo di calendario a produrre il rinvio obbligato di una legge tanto attesa.
Ma uno dei colonnelli renziani, in pieno Transatlantico pochi giorni fa, confermava la motivazione più politica di un rinvio che ancora non è una certezza, ma che il tempo si incaricherà di rendere tale: le sommosse in casa centrista, le minacce di appoggio esterno al governo di un manipolo di senatori producono come prima e forse unica conseguenza quella di far finire in un cassetto, almeno fino al referendum, leggi scomode e controverse: quelle oggetto da mesi di frizioni tra Pd e Ncd, come la prescrizione appunto; e anche forse quelle più difficili da far digerire come la legalizzazione della cannabis, promossa dall’ex radicale Della Vedova, che pure farà il suo esordio in aula alla Camera il 25 luglio.
Ma al Senato i più smaliziati dirigenti del gruppo Dem, prevedono con buona dose di realismo che la legge sulla cannabis non approderà facilmente a Palazzo Madama per le troppe tensioni che innescherebbe; così come la norma con una stretta sulla prescrizione poco gradita a Ncd, più volte annunciata, se pur messa in calendario per l’aula a fine mese non avrebbe speranze di esser votata prima del referendum. Sono anche questi gli effetti di una rivolta, subito sedata, dei centristi esasperati e incerti sulla via da seguire: una fibrillazione permanente ormai, che dunque consiglia prudenza nello stilare l’agenda parlamentare e sconsiglia di mettere al fuoco carne che potrebbe risultare troppo indigesta alle sfarinate truppe degli alleati Pd.