End the war on drugs

NO al razzismo e alla war on drugs

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La combinazione tra emergenza Covid e rivolte anti-razziste sta mettendo a soqquadro l’America, e oltre. Non ne è immune l’attuale revival psichedelico, come parte del movimento globale per porre fine alle discriminazioni e al proibizionismo sulle droghe.

La pandemia da Covid-19 è tutt’altro che superata. Nel mondo sono circa 6,5 milioni i casi confermati e oltre 380.000 i decessi, con gli Stati Uniti tuttora al primo posto: le ultime cifre si avvicinano, rispettivamente, a due milioni e 109.000. E dove l’auspicata riapertura generale procede con cautela e ricadute un po’ ovunque, come già in Europa, mentre questi tristi primati stanno oramai passando all’America Latina e all’Africa.

Quadro preoccupante a cui nell’ultima settimana si è aggiunta l’uccisione di George Floyd a Minneapolis e le forti proteste di piazza in corso ininterrottamente da 10 giorni sull’intero territorio Usa. Dove il clima generale rimane incerto, anzi spesso infuocato. Pur se ciò ricorda la crisi profonda degli anni ’60, con gli omicidi irrisolti di importanti figure politiche, o le rivolte a Los Angeles dopo il pestaggio di Rodney King nel 1991, oggi siamo ben oltre le cosidette ‘race riots’.

In altri termini, quanto scrive Ezra Klein su Vox non è affatto esagerato:

…Questo è un Paese sull’orlo della guerra civile, con il bisogno di una leadership che invece manca, di un presidente che voglia davvero la pace.

Oggi è perfino impossibile prevedere se e come, alla luce di queste emergenze simultanee, potranno svolgersi le elezioni presidenziali, previste fra appena cinque mesi. Come pure arduo è immaginare gli effetti globali di questa “rivolta in America“. Quel che è certo è che nel mondo monta la solidarietà contro ogni forma di razzismo, incluse manifestazioni in tante città europee. Mentre sabato 6 giugno sono previsti eventi e flash mob in molte località italiane.

Ovviamente questo contesto sta avendo conseguenze dirette sulla comunità psichedelica in senso lato. A partire da possibili ritardi e ostacoli nel già difficoltoso percorso di depenalizzazione di alcuni allucinogeni avviato a livello locale in Usa – innanzitutto rispetto ai referendum inclusi nella scadenza elettorale di inizio novembre.

Intanto Kahpi, il portale dell’ayahuasca indigeno, spiega che le tribù dell’amazzonia peruviana sono state praticamente abbandonate a se stesse dal governo di fronte al coronavirus. Ora rischiano ‘l’etnocidio da inazione’, come chiarito in una lettera presentata alle Nazioni Unite e alla Commissione Inter-Americana sui diritti umani. Il documento è stato appena consegnato da otto leader dei nativi in rappresentanza di 1.800 comunità sotto l’ombrello dell’AIDESEP (Asociación Interétnica de Desarrollo de la Selva Peruana).

Invece il sito web del Chacruna Institute ripropone una serie di articoli su ‘inclusione e diversità‘ onde rifocalizzare l’attenzione sulle questioni razziali tra i molti che ne organizzano e seguono le attività. Insieme a vari interventi sulla parità di accesso a piante e sostanze, con l’obiettivo di evitare l’ennesima campagna coloniale e affermare pieno sostegno al movimento #blacklivesmatter.

Importante in tal senso il comunicato di solidarietà diffuso dalla Maps, dove si rimarca fra l’altro che “il razzismo è una crisi di sanità pubblica” e il processo di guarigione “è strettamente legato alla giustizia sociale”. Vanno sostenuti gli sforzi per porre fine una volta per tutte alla criminalizzazione di chiunque usi psichedelici e altre ‘droghe’, a partire dagli Stati Uniti. Citando testualmente:

Negli ultimi 50 anni la war on drugs ha portato alla criminalizzazione delle persone di colore e degli attivisti pacifisti, accelerando la militarizzazione della polizia. … Questa disparità sottolinea il modo in cui lo status quo non fa altro che perpetuare il trauma e le disparità nell’accesso alla sanità. Dobbiamo farla finita con la war on drugs. Sappiamo bene che questo è un passo importante e che da sola la terapia coadiuvata dagli psichedelici i non potrà porre fine al razzismo. Ci impegniamo a proseguire il nostro lavoro per la liberazione collettiva.

Ancora più duro il giudizio di Psymposia, testata indipendente di giornalismo investigativo su droghe, cultura e società, enteogeni inclusi. In un esteso intervento, la redazione incita a resistere alla ‘White Supremacy’ e alla polizia, dall’America al resto in mondo, per tutelare i diritti umani e denunciare i catastrofici danni del proibizionismo. Senza dimenticare che alcuni sostenitori della medicalizzazione degli psichedelici “stanno cercando di scorporare queste sostanze dal contesto più ampio del proibizionismo”, come possibili eccezioni terapeutiche al di fuori di una depenalizzazione complessiva.

Una sorta di corsa preferenziale o differenziata che da azzardata va diventando improponibile alla luce degli avvenimenti in corso. Non solo perché l’unione fa la forza, ma anche e soprattutto perché, pur rispettando le varie anime del calderone psichedelico, la solidarietà sui diritti umani e l’antiproibizionismo restano pilastri imprenscindibli.

Questo articolo fa parte della rubrica settimanale Psichedelia Oggi.

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Bernardo Parrella Bernardo Parrella è giornalista freelance, traduttore e attivista, da tempo residente in Usa e coinvolto in svariati progetti italiani e internazionali. Ha curato l’ebook Rinascimento Psichedelico. La riscoperta degli allucinogeni dalle neuroscienze alla Silicon Valley (2018). @berny


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