Pubblico dominio, Usona Institute

Medicina psichedelica tra ricerca e Wall Street

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Secondo alcune previsioni, potenzialmente il giro d’affari della medicina psichedelica, una volta derubricata a partire dal fronte nord-americano, potrà toccare i 100 miliardi di dollari. Stima basata, in parte, sulle vendite di cannabis legale registrate nel mondo lo scorso anno: quasi 45 miliardi di dollari, con un +46% rispetto al 2018, e un possibile balzo triplo entro il 2024. E in parte pensando ai 225 miliardi di dollari spesi dagli americani nel 2019 nel campo della salute mentale, dove gli psichedelici promettono assai bene. Ovvio quindi che, nella corsa al mainstream del Rinascimento Psichedelico, non potevano mancare le spinte iper-imprenditoriali.

Tre settimane fa, Compass Pathways è stata la prima impresa a entrare in borsa (Nasdaq), raggiungendo in pochi giorni la quotazione di 1,3 miliardi di dollari. La start-up londinese di taglio high-tech punta all’offerta di una gamma di opzioni e servizi per vari disturbi mentale ed ha già brevettato una formulazione proprietaria della psilocibina sintetica. I maggiori azionisti vengono soprattutto dalla Silicon Valley, tra cui spicca il magnate pro-Trump e co-fondatore di PayPal, Peter Thiel, che ne controlla il 7.54%.

Subito dopo è sbarcata a Wall Street anche MindMed, interessata soprattutto alla messa a punto di nuovi preparati psichedelici, in particolare di un derivato non allucinogeno dell’ibogaina (18-MC), oltre alla pianificazione di otto test clinici con l’Lsd per i disturbi legati all’ansia. Basata a New York e già attiva nella borsa canadese, MindMed parte con una capitale di 190 milioni di dollari.

Pochi giorni fa è stata infine la volta di Field Trip Psychedelics, con valutazione base di 100 milioni di dollari e al momento focalizzata sulla creazione di una rete di cliniche specializzate. Le prime sono attive a Toronto e New York , con l’obiettivo di arrivare a 75 in Nordamerica nei prossimi anni, dove offrire trattamenti personalizzati, con ketamina (legale) e/o protocolli di psicoterapia coadiuvata da psichedelici (dietro approvazione delle autorità competenti). Un altro progetto riguarda l’estrazione di composti naturali a base di psilocibina, grazie a una partnership in corso con la University of the West Indies in Giamaica.

Field Trip Psychedelics è l’unica delle tre aziende in borsa già posizionata per operare nell’ambito dell’attuale sistema sanitario Usa (supervisione medica, rimborsi assicurativi, ecc.). Invece MindMed si è impegnata a finanziare (con cinque milioni iniziali) un programma di formazione clinica ad hoc presso l’unità Langone Health della New York University, primo passo per arrivare a un vero e proprio centro autonomo per la medicina psichedelica. Che andrebbe così ad affiancarsi a quello partito un anno fa alla Johns Hopkins University di Baltimora, in Maryland, e all’altro lanciato recentemente dalla Berkeley University, in California. Obiettivi primari sono la formazione della nuova generazione di psichiatri e le indagini sul campo per l’applicazione della medicina psichedelica nel trattamento di depressione, ansia e dipendenza.

D’altronde questa commistione continua tra il mondo accademico e il venture capital è un tipico trend neo-capitalista. Basti pensare a Facebook e Google, nati tra le aule e i dormitori di Harvard e Stanford per approdare rapidamente in borsa e nel quotidiano di tutti noi, garantendo fama e miliardi ai rispettivi fondatori. Resta da vedere se e come tale strategia possa funzionare anche qui, e soprattutto giovare concretamente al pubblico e alla scienza. Senza nascondere i rischi dell’ennesima bolla speculativa, né dimenticare certe divergenti prospettive dell’eccessiva medicalizzazione insita nell’attuale revival psichedelico. I cui promotori non stanno certo a guardare, a partire dalla stessa Maps, motore trainante del nuovo paradigma medico-culturale in Usa, che promette accesso a future medicine e cure a prezzi calmierati tramit la propria ‘public benefit corporation‘. Ancor più deciso il segnale dell’Usona Institute, altra entità non-profit fondata nel 2014 a Madison, in Wisconsin, che ha reso immediatamente di pubblico dominio una nuova tecnica per sintetizzare grosse quantità di psilocibina di grado farmaceutico – evitandone così la brevettabilità.

In definitiva, il matrimonio tra profitto e psichedelici non garantisce necessariamente un esito felice. Ma allo stato dei fatti, sembra comunque inevitabile. E si può fare meglio, come ribadiva già due anni fa Rick Doblin, factotum della Maps: «Serve sicuramente un nuovo modello per il marketing delle terapie psichedeliche. E l’approccio della public benefit corporation è il modo giusto per procedere, perché i benefici pubblici devono comunque venire prima del profitto». Speriamo sia davvero così.


Foto: Psymposia

Questo articolo (10/10/2020) fa parte della rubrica Psichedelia Oggi.

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Bernardo Parrella Bernardo Parrella è giornalista freelance, traduttore e attivista, da tempo residente in Usa e coinvolto in svariati progetti italiani e internazionali. Ha curato l’ebook Rinascimento Psichedelico. La riscoperta degli allucinogeni dalle neuroscienze alla Silicon Valley (2018). @berny


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