La scienza ci dice che gli allucinogeni possono avere scopi terapeutici e allargare gli «spazi della mente»
di TANIA RE, Consigliere Generale ALC
Possono le sostanze psicotrope essere considerate la nuova frontiera della salute mentale? Forse sì.
Per approfondire la questione, dall’11 al 13 aprile si è tenuto al Parlamento europeo di Bruxelles il Congresso mondiale per la libertà di ricerca scientifica, organizzato dall’Associazione Luca Coscioni.
QUI IL WEBCAST DELLA GIORNATA DEDICATA AL TEMA DELLA RICERCA SU SOSTANZE
Uno degli obiettivi era affrontare il tema della ricerca su sostanze che per anni, nella stragrande maggioranza dei casi e dei Paesi, sono state «proibite», sia in termini giuridici sia soprattutto sotto il profilo della sperimentazione. Il metodo scientifico è strettamente collegato a quello democratico, vietare o limitare immotivatamente la ricerca significa porre un ostacolo al diritto alla salute, sancito dalla Dichiarazione universale dei diritti umani, dalla Costituzione italiana e previsto in decine di trattati internazionali.
Le tracce archeologiche sull’utilizzo terapeutico, religioso e rituale delle sostanze psichedeliche, come la foglia di coca e la psilocibina, contenuta nei funghi psilocybe in Centro e Sudamerica, sono millenarie e ci riportano a una realtà che la conquista spagnola e poi le politiche proibizioniste hanno alterato a tal punto da distorcere la visione pubblica della questione, legittimando quella che è stata definita una vera e propria «guerra alla droga».
Eppure gli studi di pionieri come Richard Evans Schultes, etnobotanico all`Università di Harvard e specialista delle piante e delle tradizioni amazzoniche, e Albert Hofmann, scopritore 75 anni fa dell`acido lisergico, l`Lsd, avevano sancito l`inizio di una ricerca per l`utilizzo delle sostanze psicoattive in medicina e in psicoterapia.
Ricerche promettenti che sono state però interrotte da anni di proibizionismo, imposto come misura di controllo di fenomeni sociali e culturali di avanguardia: il movimento hippy e la produzione artistica e filosofica della controcultura fiorita negli anni Sessanta e Settanta.
Negli ultimi dieci anni, la ricerca è ricominciata all`interno di prestigiose università statunitensi ed europee, che sono tornate a verificare i potenziali effetti benefici di tali sostanze, realizzando studi clinici farmacologici. Risultati positivi, ottenuti dalla New York University, sono stati pubblicati relativamente al trattamento dell`ansia nei pazienti oncologici con l`utilizzo della psilocibina.
Altrettanto positivo si è rivelato l`utilizzo di una psicoterapia assistita con Mdma (comunemente conosciuta come ecstasy) per il trattamento del disturbo da stress posttraumatico o delle dipendenze. Nel Regno Unito e nella Repubblica Ceca la ketamina, un altro allucinogeno, viene sperimentata per assistere le persone depresse. Inoltre sono in corso interessanti sperimentazioni relative al microdosing, che consiste nell`assumere quantità esigue di stupefacenti per stimolare la creatività.
Questa pratica, da parte di ingegneri, scrittori e informatici della Silicon Valley, ha riaperto il dibattito su un uso delle sostanze psichedeliche non indirizzato a fini terapeutici, ma volto ad aprire quegli spazi della mente che lo scrittore britannico Aldous Huxley ha definito nel suo famoso saggio come Le porte della percezione. Il libro Lsd di Agnese Codignola (Utet) attraversa la storia, dal passato remoto alle più recenti scoperte sul tanto discusso «acido». E mostra la necessità di liberare anche questo settore da proibizioni antiscientifiche, limitazioni immotivate o divieti arbitrari e far parlare le evidenze sperimentali.
In Italia abbiamo tutte le competenze per recuperare il tempo perduto: se il governo o le istituzioni non lo ritengono prioritario, potrebbe essere sufficiente non ostacolare la ricerca con vincoli legislativi, politici o burocratici.