Articolo di Marco Perduca pubblicato sull’Huffington Post – Il 13 aprile, l’Italia s’è desta con la notizia che i senatori Gasparri e Giovanardi avevano presentato un’interrogazione parlamentare che chiedeva al Presidente del Consiglio e alla ministra della Salute di chiarire i termini di una “gita antiproibizionista alle Nazioni unite a spese del governo”.
Quando certe persone parlano si corre sempre il rischio di reagire con sufficienza, ma siccome si tratta di due eletti dal popolo, ed ex membri di governo, occorre invece cogliere l’occasione per prendere in seria considerazione quanto detto e rispondere puntualmente.
La presunta “missione antiproibizionista” alle Nazioni unite a spese della collettività sarebbe la partecipazione del nostro paese alla sessione speciale dell’Assemblea generale delle Nazioni unite sulle droghe che si terrà al Palazzo di Vetro dal 19 al 21 aprile prossimi e che dovrà, tra le altre cose, prevedere un percorso preparatorio per un’altra riunione simile prevista per il 2019.
Ma torniamo ai due Senatori e alla loro interrogazione che segnala indignata che:
Tra i componenti della delegazione, quindi con oneri a carico del governo, ci sono anche persone non istituzionali che da sempre scrivono e proclamano la legalizzazione e la liberalizzazione delle droghe, non solo della cannabis e delle cosiddette leggere, ma anche della cocaina;
Agli interroganti risultano componenti aggiuntivi appartenenti alla Società Civile:
• Dott.ssa Filomena Gallo – Associazione Luca Coscioni
• Dott.ssa Paola Piscitelli – Comunità di Sant’Egidio (questa persona non è antiproibizionista!)
• Dott. Roberto Berselli – Federazione Italiana Comunità Terapeutiche (FICT) e Coordinamento Nazionale Comunità di Accoglienza (CNCA)
• Dott.ssa Grazia Zuffa – Forum Droghe
• Dott. Stefano Anastasia – La Società della Ragione Onlus.
Premesso che al momento della presentazione della delegazione il governo non aveva ancora deciso in merito alla manifestazione d’interessa espressa da parte delle varie associazioni, la parte più significativa dell’interrogazione viene al paragrafo successivo dove Giovanardi e Gasparri infatti chiedono:
Quando e come governo e parlamento italiano abbiano eventualmente discusso e approvato linee strategiche di contrasto alla droga difformi dalle conclusioni della Conferenza Nazionale di Trieste, organismo che ai sensi della legge 9 ottobre 1990 n. 209 riunisce soggetti pubblici e privati che esplicano la loro attività nel campo della prevenzione e della cura delle tossicodipendenze.
Sì avete letto bene, due parlamentari in carica chiedono, con un esercizio retorico degno di un post su Facebook e non di un atto di sindacato ispettivo parlamentare, quando il “loro” Parlamento abbia discusso di qualcosa…
Al posto della sufficienza occorre sicuramente praticare la pazienza. L’interrogazione di Giovanardi e Gasparri è infatti la riprova, se mai ce ne fosse stato bisogno, della demagogia che caratterizza una certa politica ogni qual volta si parli di questioni attinenti ai diritti civili o fenomeni globali.
Non solo il governo non ha ancora risposto alle organizzazioni citate, tra cui l’Associazione Luca Coscioni, costituente il Partito Radicale, ma è significativo che due ex membri di governo non conoscano le procedure di accreditamento delle ONG come parte di una delegazione governativa presso le Nazioni unite, né chi in questo caso paghi – cioè gli interessati.
È purtroppo fin troppo noto quanto e come stia a cuore a Giovanardi e Gasparri il “controllo mondiale delle droghe” – dopotutto nel 2006 hanno violato la Costituzione per adottare una delle peggiori leggi europee in materia – ma se prima di interrogare il governo avessero fatto una veloce ricerca nei siti competenti, i due paladini della proibizione e della punizione si sarebbero accorti che il 4 marzo il Dipartimento per le Politiche Anti-Droga aveva convocato una giornata pubblica di confronto tra istituzioni e associaizioni e che l’11 marzo scorso il Governo alla Camera aveva risposto puntualmente a un’interpellanza urgente del gruppo Misto.
A seguito dell’adozione della fu legge Fini-Giovaardi, l’Italia per anni è stata additata come il peggiore esempio in Europa per quanto riguarda le politiche anti-droga. Oggi, anche se il governo Renzi non ha previsto un sottosegretario alle sostanze illecite, il nostro paese sta cercando di riposizionarsi tra i paesi che affrontano i problemi legati agli stupefacenti con buon senso e pragmatismo:
1- consente la prescrizione di cannabinoidi terapeutici,
2- ha avviato un progetto pilota di produzione di cannabis per fini medico scientifici,
3- non arresta praticamente più nessuno per uso personale delle sostanze illecite,
4- ha rivisto i propri programmi di cooperazione bilaterale con paesi che violano i diritti umani nel promuovere le politiche di “controllo delle droghe”,
5- ha ripreso ad ascoltare chi la pensa diversamente.
La strada è sicuramente ancora molto lunga, tra le varie cose necessarie manca la convocazione della VI conferenza nazionale sulle droghe e occorre prevedere nuove possibilità di assistenza a chi ha un rapporto problematico con le sostanze, ma il cammino è comunque iniziato e non sarà una vuota interrogazione parlamentare di due relitti del proibizionismo a bloccarlo.
Ultimo ma non ultimo, se mi posso permettere un consiglio ai miei due ex colleghi Giovanardi e Gasparri, suggerisco loro di consultarsi anche con le associazioni più vicine alla loro visione del mondo per aver conferma di quanto in corso in Italia e in Europa e per capire se in effetti anch’esse son rimaste ancorate alla retorica del “tunnel della droga” tanto caro ai due Senatori di centro-destra.
Dalla settimana prossima guiderò la delegazione del Partito Radicale alla sessione speciale dell’Assemblea generale sulle droghe con una folta delegazione transnazionale. Se ne riparlerà presto anche qui.