Bernardini sfida i PM sulla cannabis: arrestatemi

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Articolo pubblicato su il Corriere della Sera – Le disobbedienze civili sulla cannabis sono diventate il suo mestiere da quando – era il 1975 – vide il suo mentore Marco Pannella fumarsi uno spinello in pubblico. Ma adesso Rita Bernardini rilancia con una provocazione che riesce anche a superare il maestro: «Caro procuratore Pignatone, arrestami». L’ex segretaria radicale ha scritto in una lettera aperta al capo della Procura di Roma che vuole andare in prigione per le cinquantasei piantine di marjuana coltivate sul suo balcone, le ultime di una lunga serie di coltivazioni che Rita Bernardini ha continuato a fare, anno dopo anno, provocazione dopo provocazione. «Per quelle cinquantasei piantine il procuratore Pignatone ha voluto archiviare il mio provvedimento», dice la Bernardini. E spiega: «Non vuole arrestarmi perché ha paura che si apra un caso politico. Le persone normali, invece, vengono messe dietro le sbarre per molto meno. Faccio un nome: Fabrizio Pellegrini, un ragazzo di Chieti molto malato. Coltivava sul suo balcone quattro piantine di marjuana a scopo terapeutico, è stato imprigionato». In questi anni Rita Bernanlini sul suo balcone ha coltivato piantine di cannabis che ha poi distribuito a scopo terapeutico. «Ma soltanto per far capire che la propaganda contro la cannabis non si ferma nemmeno davanti alla malattia. Il 21 ottobre sono sotto processo a Siena per una coltivazione a scopo terapeutico, lo stesso identico tipo di reato che Pignatone ha voluto archiviare: come mai?». Non c’è bisogno di dire che la battaglia per la legalizzazione della cannabis di Rita Bernardini non si ferma alle piantine coltivate per la malattia . «Sono per la legalizzazione a tutto tondo. Non sono io che lo dico, è la Direzione nazionale antimafia che da due anni insiste affinché il Parlamento intervenga su questa materia dichiarando il totale fallimento dell’azione repressiva e proibizionista». Ed è sempre citando le relazioni dell’Antimafla che l’ex segretaria radicale spiega come il mercato della cannabis illegale abbia raggiunto una domanda di oltre 5 milioni di consumatori. «C’è chi sostiene che la cannabis fa meno male del tabacco che nel nostro Paese è legale da sempre. Se noi legalizziamo la cannabis potremmo fare anche per questa la campagna per disincentivare il consumo».


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