14 miliardi: ecco il mercato della droga in Italia

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Vale quanto una manovrina. Lo dice la relazione annuale della Presidenza del Consiglio sulle droghe. Ma, come segnala l’associazione Coscioni, il documento è passato «nel totale disinteresse della politica». Il perché prova a spiegarcelo Marco Perduca, coordinatore di Legalizziamo!, in quest’intervista a Vanity Fair, che si può leggere integralmente QUI

Quello della droga è un giro d’affari che vale 14 miliardi di euro. Come una «manovrina». Il dato è segnalato nella relazione annuale al Parlamento sulle droghe compilata dal Dipartimento per le Politiche Antidroga della Presidenza del Consiglio. Un documento che contiene anche una serie di interessanti informazioni sulla diffusione delle sostanze illecite, sulla detenzione e sui reati legati alla droga, sull’età dei consumatori.

Ma questa relazione, nonostante il problema della droga sia tornato sulle prime pagine dei giornali dopo la morte di Adele De Vincenzi, è passata «nel totale disinteresse e silenzio della politica», come denunciano Filomena Gallo, segretario dell’Associazione Luca Coscioni, che si batte per le libertà civili, e Marco Perduca, coordinatore di Legalizziamo.it: «Il Governo invia la relazione al Parlamento quando questo chiude per la pausa estiva e lo fa senza neanche una conferenza stampa per presentarla».

«Ogni anno – ci spiega Perduca – dal 2006, per legge, i ministeri competenti devono compilare questa relazione. Fino a quando c’era il Governo Berlusconi veniva organizzata almeno una conferenza stampa, ora più nulla. In Parlamento non c’è mai stato un dibattito. La legge prevede che ogni 3 anni il Governo programmi una conferenza nazionale per discutere i dati e valutare i risultati dell’applicazione delle norme, per capire se si sta andando nella direzione giusta. Ma l’ultima conferenza risale al 2009: siamo in ritardo di 8 anni, e due sono state saltate. La Coscioni, con altre quattro associazioni, ha diffidato il Governo: come cittadini denunciamo che non si rispetta la legge».

 ➦ Leggi tutta l’intervista a Vanity Fair: QUI


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